
Auschwitz è stato l’alfa e l’omega dell’opera di Primo Levi: l’alfa nel 1947 con Se questo è un uomo; l’omega quarant’anni più tardi con il suo ultimo libro, I sommersi e i salvati. Levi, però, non ha smesso mai di raccontare il Lager, e di indagarlo nell’atto stesso di raccontarlo. Costruito dal Centro internazionale di studi Primo Levi, Auschwitz, città tranquilla ci offre dieci suoi testi narrativi, incorniciati da due poesie: dodici punti di vista, inaspettati e avvincenti, sulla maggiore tragedia collettiva del Novecento. Nel segno di un paradossale titolo d’autore, la «città tranquilla» del campo di sterminio si apre, in questa antologia, in ogni direzione: quella fantastica, nel trittico di racconti distopici e «tedeschi» costituito da Angelica Farfalla, Versamina e La bella addormentata nel frigo; quella autobiografica, con un Primo Levi che si ripresenta in divisa zebrata con un «Me, mi conoscete» (Capaneo), raccontandoci le sue trovate per sopravvivere alla fame (Cerio) e l’incontro, a vent’anni di distanza, con uno che stava «dall’altra parte» (Vanadio). Puntano, invece, all’oggi soprattutto tre testi: Il re dei Giudei, in cui Levi delinea per la prima volta in dettaglio la «zona grigia»; Forza maggiore, il cui titolo corrisponde in maniera letteralmente schiacciante all’episodio narrato; infine, Canto dei morti invano, catalogo che Levi ha compilato nel 1985 e che il mondo contemporaneo non smette di aggiornare.
Author

Primo Michele Levi (Italian: [ˈpriːmo ˈlɛːvi]) was a chemist and writer, the author of books, novels, short stories, essays, and poems. His unique 1975 work, The Periodic Table, linked to qualities of the elements, was named by the Royal Institution of Great Britain as the best science book ever written. Levi spent eleven months imprisoned at Monowitz, one of the three main camps in the Auschwitz concentration camp complex (record number: 174,517) before the camp was liberated by the Red Army on 18 January 1945. Of the 650 Italian Jews in his transport, Levi was one of only twenty who left the camps alive. The Primo Levi Center, dedicated "to studying the history and culture of Italian Jewry," was named in his honor.