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Breve è la vita di tutto quel che arde book cover
Breve è la vita di tutto quel che arde
1954
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«Un giorno all’anno si dovrebbe immaginare / la morte chiusa in una scatoletta bianca. / A nessuna illusione si dovrebbe rinunciare, / nessuno morrebbe per quattro dollari in banca. // (…) Nessuno vien bruciato all’improvviso / e nessuno per strada ha da crepare. / Certo, è menzogna, son del vostro avviso. / Dico soltanto: Possiamo immaginare.» Stig Dagerman espresse anche in versi la vicinanza agli ultimi e l’umanesimo dolente che in una continua tensione tra speranza e disincanto attraversano la sua multiforme opera in prosa. Negli anni 1944-47 e 1950-54, fino al giorno prima di morire, scrisse per il giornale anarchico Arbetaren oltre 1300 dagsedlar, poesie satiriche a commento della cronaca politica e sociale che con il loro tono diretto contribuirono a fare di Dagerman un riferimento identitario per i giovani libertari della sua generazione. Il metro è per lo più tradizionale, quasi da filastrocca, ma la giocosità della rima e del ritmo potenzia per contrasto la durezza dei contenuti: gli accordi della «democratica» Svezia con la Spagna di Franco, i senzatetto di Stoccolma lasciati al freddo, i bambini armati per combattere le guerre dei grandi. Ai brevi componimenti di denuncia, questo volume affianca una scelta di versi in cui la forma irregolare insieme alla riflessione sulla condizione umana, pur sempre intrecciata all’impegno politico, avvicina l’autore alle avanguardie internazionali e ben accoglie simboli e metafore della sua narrativa. Una lettura toccante che aggiunge un tassello significativo al ritratto di uno sperimentatore instancabile al quale ancora oggi s’ispirano scrittori, giornalisti e musicisti di tutta Europa.
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Author

Stig Dagerman
Stig Dagerman
Author · 17 books

Stig Dagerman was one of the most prominent Swedish authors during the 1940s. In the course of five years, 1945-49, he enjoyed phenomenal success with four novels, a collection of short stories, a book about postwar Germany, five plays, hundreds of poems and satirical verses, several essays of note and a large amount of journalism. Then, with apparent suddenness, he fell silent. In the fall of 1954, Sweden was stunned to learn that Stig Dagerman, the epitome of his generation of writers, had been found dead in his car: he had closed the doors of the garage and run the engine. Dagerman's works deal with universal problems of morality and conscience, of sexuality and social philosophy, of love, compassion and justice. He plunges into the painful realities of human existence, dissecting feelings of fear, guilt and loneliness. Despite the somber content, he also displays a wry sense of humor that occasionally turns his writing into burlesque or satire.

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