
In questa intervista, il filosofo Emanuele Severino si confronta con la possibilità di “educare al pensiero” e si interroga sui limiti e le possibilità del pensiero stesso. Egli, mentre ripercorre la sua esperienza di discente e di insegnante e le sue più significative discussioni teoretiche, riesce a mostrare i paradossi dell’ se “educare” significa letteralmente trarre fuori la forma, l'humanitas, da qualcosa (e, quindi, essenzialmente “ trasformare”), questo intento non solo diviene violento (perché vuol dire snaturare qualcosa), ma occulta una volontà quella di far essere ciò che non è. Severino mostra, quindi, come il modello classico di educazione riproduca la radice del nichilismo e quindi della civiltà della credere che il divenire sia un “venire dal” e un “trapassare in” nulla. All'orizzonte, però, si profila un'altra esperienza di educare al pensiero per risvegliare il senso profondo delle cose, un senso che ne svela il volto eterno. Tra tradizione, laicità, pluralismo, secolarizzazione, teismo e ateismo, quindi, Severino svela come la relazione educativa abbia i tratti di una conversione dello sguardo e offre una guida al buon uso della ragione.
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Emanuele Severino (26 February 1929 – 17 January 2020) was a Italian philosopher. Because of his original philosophical position, the so-called neoparmenidism, Severino was claimed to be "a giant" and "the only philosopher who in the 20th century can be compared to Heidegger". In 1970, the Congregation for the Doctrine of the Faith ruled that Severino's ideas were not compatible with Christianity as the basis of Severino's belief in "the eternity of all being," a belief said to eliminate a Creator God. Severino received from the President of the Italian Republic the "Golden medal of the Republic for culture merits" (Medaglia d’oro della Repubblica per i Benemeriti della Cultura). He died in January 2020 due to a lung disease.