
The most comprehensive collection in English of the founder of modern Italian poetry Giovanni Pascoli (1855–1912)―the founder of modern Italian poetry and one of Italy's most beloved poets―has been compared to Robert Frost for his evocation of natural speech, his bucolic settings, and the way he bridges poetic tradition and the beginnings of modernism. Featuring verse from throughout his career, and with the original Italian on facing pages, Selected Poems of Giovanni Pascoli is a comprehensive and authoritative collection of a fascinating and major literary figure. Reading this poet of nature, grief, and small-town life is like traveling through Italy's landscapes in his footsteps―from Romagna and Bologna to Rome, Sicily, and Tuscany―as the country transformed from an agrarian society into an industrial one. Mixing the elevated diction of Virgil with local slang and the sounds of the natural world, these poems capture sense-laden a train's departure, a wren's winter foraging, and the lit windows of a town at dusk. Incorporating revolutionary language into classical scenes, Pascoli's poems describe ancient rural dramas―both large and small―that remain contemporary. Framed by an introduction, annotations, and a substantial chronology, Taije Silverman and Marina Della Putta Johnston's translations render the variety, precision, and beauty of Pascoli's poetry with a profoundly current vision.
Author

Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912) è stato un poeta e accademico italiano, figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento. Pascoli, nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è insieme a Gabriele D'Annunzio il maggior poeta decadente italiano. Dal Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. « Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro Giosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra [...] » (G. Pascoli - da Il fanciullino) Pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), Pascoli manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci, e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. From: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Giova... http://en.wikipedia.org/wiki/Giovanni...