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Un ottimista in America book cover
Un ottimista in America
2014
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«Negli Stati Uniti sono stato preso da un desiderio di conoscenza e di possesso totale di una realtà multiforme e complessa e "altra da me", come non mi era mai capitato. È successo qualcosa di simile a un innamoramento. Tra innamorati, come è noto, si passa molto tempo a litigare; e anche adesso che sono tornato, ogni tanto mi sorprendo mentre tra me e me sto litigando con l'America; ma a ogni modo continuo a viverci dentro, mi butto avido e geloso su ogni cosa che sento o leggo di quel paese che pretendo d'esser solo io a capire». Al ritorno dal suo primo viaggio americano, durato dal novembre del 1959 al maggio del 1960, Italo Calvino decide di rielaborare il diario con cui ha tenuto al corrente delle sue «avventure» gli amici einaudiani: intende farne un libro «come i Viaggi di Gulliver», dichiara. «Partendo per gli Stati Uniti, e anche durante il viaggio, spergiuravo che non avrei scritto un libro sull'America (ce n'è già tanti!). Invece ho cambiato idea. I libri di viaggio sono un modo utile, modesto eppure completo di fare letteratura. Sono libri che servono praticamente, anche se, o proprio perché, i paesi cambiano d'anno in anno e fissandoli come li si è visti se ne registra la mutevole essenza; e si può in essi esprimere qualcosa che va al di là della descrizione dei luoghi visti, un rapporto tra sé e la realtà, un processo di conoscenza». Un ottimista in America racconta proprio «un processo di conoscenza». Incontri, impressioni e riflessioni mettono a fuoco il mito americano, soprattutto dal punto di vista antropologico: la mentalità dei singoli e la società che ne deriva. Il calibratissimo montaggio dei capitoli segue le tappe della scoperta del «paese degli uomini che hanno scelto la geografia e non la storia»; il viaggio inizia e finisce a New York, «città impregnata di elettricità» che conquista Calvino «come una pianta carnivora assorbe una mosca». Il suo sguardo prefigura qua e là quello del signor Palomar: «la coda bassa e larga di certe auto s'inarca nel bordo superiore come una sottile e falcata linea di sopracciglia e, sotto, i fari sono due enormi oblunghi dardeggianti hollywoodiani occhi di diva»; «il colore dell'America è il color parcheggio: una speciale mescolanza di celeste e grigio e rosa e verdolino, cioè le tinte pastello delle distese d'automobili sotto il sole». In Un ottimista in America, Calvino racconta il presente della società americana – la rivolta dei neri e Martin Luther King, i beatniks e i sindacati, l'invasione dei portoricani, l'Actor's Studio, gli indiani nelle riserve, la borsa elettronica di Wall Street, le diverse confessioni religiose – e annota abitudini o dettagli destinati a segnare il futuro della vecchia Europa: donne che «hanno la possibilità di scegliere il cavaliere e il marito e di cambiarlo, di non restare mai a cenare a casa sole»; cambiamenti dell'editoria: «Nelle stazioni delle autostrade, i bar vendono anche libri. Accanto a ogni banco di cafeteria c'è l'edicola rotante dei paperbacks»; novità come i computers, le carte di credito e la televisione a colori; il paesaggio urbano con i supermarkets, «cattedrali» della civiltà del consumo, e «il nodo di autostrade cui sempre si giunge nelle vicinanze delle città». «E dall'aereo, guardando terra, cosa vedi? Pollock, sempre Pollock».
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Author

Italo Calvino
Italo Calvino
Author · 52 books

Italo Calvino was born in Cuba and grew up in Italy. He was a journalist and writer of short stories and novels. His best known works include the Our Ancestors trilogy (1952-1959), the Cosmicomics collection of short stories (1965), and the novels Invisible Cities (1972) and If On a Winter's Night a Traveler (1979). His style is not easy to classify; much of his writing has an air reminiscent to that of fantastical fairy tales (Our Ancestors, Cosmicomics), although sometimes his writing is more "realistic" and in the scenic mode of observation (Difficult Loves, for example). Some of his writing has been called postmodern, reflecting on literature and the act of reading, while some has been labeled magical realist, others fables, others simply "modern". He wrote: "My working method has more often than not involved the subtraction of weight. I have tried to remove weight, sometimes from people, sometimes from heavenly bodies, sometimes from cities; above all I have tried to remove weight from the structure of stories and from language."

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