


Books in series

#1
Non avevo capito niente
2007
Malinconico is a Neapolitan lawyer without a single case. He goes through the motions every day, leaving for the office punctually, shuffling papers when he gets to the studio he shares with a group of un-gainfully employed professionals like him. His personal life is a his wife has left him, his two teenage children are rife with adolescent angst and busy screwing their lives up royally. And his professional life, as noted, is nonexistent.
But one day a miracle occurs. Indeed, two! The first is that he is assigned a case. And not any old case! He has been named the defense attorney for a member of the Neapolitan underground, Mimmo the Burzone. The second miracle bears the name Alessandra Persiana-the most beautiful woman to ever grace the Neapolitan courthouses -who, it appears, has fallen in love with Malinconico.
However, the real miracle for readers in this rollicking novel is the hilarious and eccentric voice of Vincenzio Malinconico. The novel orbits around the bizarre and irresistible mind of Malinconico, a mind that pauses to contemplate every aspect of the life he sees before him, the life he has lived, his memories and his future; a voice that seduces, entertains, and moves the reader from the first page to the last.

#2
Mia suocera beve
2010
He makes you laugh, though you can never be quite sure why. He's affable enough, of course, but it's not so much that. He is both a kind of halfwit and a genious, filppant and profound, chaotic and yet possessed of a Zen-like calm. He's easily distracted but tends to hound-dog every thought until he has it by the throat. His conversation is labyrinthine but he is capable of moments of blinding lucidity. The thing is, you can't help but love him. He is Vincenzo Malinconico, an underemployed lawyer whose wife has sort of left him ("he's the kind of man you marry not once but teice, and leave both times"), whose teenage children worry hiim to death, and whose profession mostly consists in appearing as if he has one.
In this sequel to I Hadn't Understood, a Neapolitan mafia boss has been kidnapped by a mild-mannered computer engineer who holds the camorrista responsible for the accidental death of his son. The engineer plans to conduct an impromptu trial on live television during which he will list the various crimes of the accused, sentencing him before a captivated national audience and executing him accordingly. The standoff between law enforcement officers and the kidnapper beomes a tragi-comic reality show. The only hope of a happy ending rests with Vincenzio Malinconico, Neapolitan lawyer, poster-clich for the proverbial mid-life crisis, and inveterate flaneur. He hardly has a reputation for decisiveness, but now is called upon to play a decisive role in resolving this drama in course with, hopefully, no loss of life, his own included.

#3
Sono contrario alle emozioni
2011
Bisogna immaginarselo, Vincenzo Malinconico che va dallo psicoterapeuta e non e' capace di fare il paziente. Bisogna immaginarselo fuori dallo studio, per strada, o a casa, mentre vive la sua vita e si fa le domande piu' eccentriche e peregrine, e trova le risposte piu' folli e piu' logiche. Tagliarsi la lingua leccando una busta e' o meno un infortunio che la racconta piu' lunga di quel che sembra? Ci siamo interrogati abbastanza sulla portata avanguardistica di Raffaella Carra'? Perche' guardare una palma mozzata sul lungomare puo' falsificare in un attimo il bilancio di un'esistenza intera? E' una gioia stargli dietro, seguire la sua testa tortuosa e cristallina mentre formula teoremi, aforismi e vanvere, variazioni sul tema dell'amore, dell'emotivita' e dei sentimenti; improvvisi interrogativi su parole che a un tratto perdono di senso; recensioni estemporanee di vecchie canzoni, di strani film, di eventi e persone; appunti sulla vita che assomigliano agli spilli di un entomologo instancabile. Nei suoi tentativi di analisi fai-da-te per ricomporre il senso di una storia finita, Vincenzo nasconde se stesso e il suo problema, per dirci molto di piu'. Un romanzo vorticoso, fatto di pezzi brevi, comici, filosofici, sempre folgoranti, dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni piu' quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.

#4
Divorziare con stile
2017
Mentre vive, Vincenzo Malinconico cerca di capire come la pensa. Per questo discetta su tutto, benché nessuno lo preghi di farlo. Abilissimo nell'analizzare i problemi ma incapace di affrontarli, dotato di un'intelligenza inutile e di un umorismo autoimmune, si abbandona alla divagazione filosofica illuminandoci nell'attimo in cui ci fa saltare sulla sedia dal ridere. Malinconico, insomma, è la sua voce, che riduce ogni avventura a un racconto infinito, ricco di battute fulminanti e di digressioni pretestuose e sublimi. Puri gorgheggi dell'intelletto. Questa volta Vincenzo e la sua voce sono alle prese con due ordini di eventi: il risarcimento del naso di un suo quasi-zio, che in un pomeriggio piovoso è andato a schiantarsi contro la porta a vetri di un tabaccaio; e la causa di separazione di Veronica Starace Tarallo, sensualissima moglie del celebre (al contrario di Malinconico) avvocato Ugo Maria Starace Tarallo, accusata di tradimento virtuale commesso tramite messaggini, che Tarallo (cinico, ricco, spregiudicato e cafone) vorrebbe liquidare con due spiccioli. La Guerra dei Roses tra Veronica e Ugo coinvolgerà Vincenzo (appartenente da anni alla grande famiglia dei divorziati) molto, molto più del previsto. E una cena con i vecchi compagni di scuola, quasi tutti divorziati, si trasformerà in uno psicodramma collettivo assolutamente esilarante. Perché la vita è fatta anche di separazioni ricorrenti, ma lo stile con cui ci separiamo dalle cose, il modo in cui le lasciamo e riprendiamo a vivere, è - forse - la migliore occasione per capire chi siamo. E non è detto che sia una bella scoperta.

#5
I valori che contano
2020
Se non vi è mai successo di nascondere in casa una ragazza in mutande appena fuggita da una retata in un bordello al quarto piano del vostro palazzo, non siete il tipo di persona a cui capitano queste cose. Vincenzo Malinconico lo è. Dovrebbe sapere che corre un rischio bello serio, visto che è avvocato, e invece la fa entrare e poi racconta pure un sacco di balle al carabiniere che la inseguiva e va a bussargli alla porta. È così che inizia I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), il romanzo in cui Malinconico – avvocato di gemito, più che di grido – oltre a patrocinare la fuggiasca in mutande (che poi scopriremo essere figlia del sindaco, con una serie di complicazioni piuttosto vertiginose), dovrà affrontare la malattia che lo travolgerà all’improvviso, obbligandolo a familiarizzare con medici e terapie e scatenandogli un’iperproduzione di filosofeggiamenti gratuiti – addirittura sensati, direbbe chi va a cena con lui – sul valore della pena di vivere. Un vortice di pensieri da cui uscirà, al solito, semi-guarito, semi-vincente e semi-felice, ricomponendo intorno a sé quell’assetto ordinariamente precario che fa di lui, con tutti i suoi difetti e le sue inettitudini, una persona che sa farsi voler bene, pur essendo (o forse proprio perché è) un uomo così così.

#6
Sono felice, dove ho sbagliato?
2022
Vincenzo Malinconico è tornato ed è alle prese con un’ingiusta causa. D’amore. Già, c’è di mezzo l’amore anche stavolta, ma un tipo d’amore con cui Malinconico non ha avuto ancora a che fare, professionalmente parlando: l’amore impantanato, quello di chi pensa di avere diritto a un risarcimento per il dolore. Perché è proprio questo che gli chiedono gli Impantanati, sei donne e due uomini uniti in una strampalata associazione: di intentare una causa epocale per danni da sinistri sentimentali. E l’assurdo può sembrare a tratti possibile, al piú eccentrico avvocato d’insuccesso di sempre.
L’amore può ingolfare una vita, metterla in attesa, in balia degli anni che passano. Tutti conosciamo coppie sfinite da rapporti senza futuro: amori dove i progetti, i desideri e persino i diritti ristagnano. A volte è proprio il legame, il problema. I rapporti di forza, il tempo sul groppone, il presente che dà dipendenza. Poi capita che una mattina la parte debole si svegli e decida che è venuto il momento di fare i conti. È quello che succede nella sesta avventura di Vincenzo Malinconico, l’avvocato delle cause perse ancor prima d’essere discusse, quando Veronica, la sua compagna, gli manda in studio una coppia di amici che gli chiedono d’intentare, con una class action, una causa epocale per l’infelicità di coppia. La pretesa dei due, apparentemente demenziale (ma Malinconico è avvezzo a questo genere di situazioni), si basa su un assunto neanche cosí sbagliato: se esiste un diritto privato, perché la sfera privata dei sentimenti non dovrebbe andare soggetta alla stessa legge che regola i rapporti patrimoniali? Fosse per Malinconico la chiuderebbe lí, anche perché ha altro di cui occuparsi (Alagia che sta per farlo diventare nonno, Alfredo in fibrillazione per il suo primo cortometraggio, uno strano figuro che lo pedina), ma finisce per cedere alle insistenze del suo socio Benny e si ritrova a partecipare con lui agli incontri degli Impantanati. E noi lo sappiamo bene: quando Malinconico si fa trascinare in una situazione che gli sta stretta, sbrocca ma riesce persino a divertirsi. Sicuramente a farci divertire come non mai, in questo che è uno dei romanzi piú mossi e vivi di Diego De Silva. Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa. Ma di se stesso, soprattutto.
Author

Diego De Silva
Author · 17 books
Diego De Silva, scrittore, giornalista e sceneggiatore, è nato a Napoli nel 1964. Il suo romanzo "La donna di scorta" (1999) è stato finalista del premio Montblanc, "Certi bambini" (2001) è stato selezionato per il premio Campiello e "Non avevo capito niente" (2007) ha vinto il premio Napoli ed è stato finalista al premio Strega. Da "Certi bambini", la crudele storia di un ragazzo di strada assoldato come killer dalla camorra, è stato tratto nel 2004 l'omonimo film diretto dai fratelli Frazzi, vincitore di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, fra i quali l'Oscar europeo e due David di Donatello. Molti suoi racconti sono apparsi in svariate antologie, fra le quali "Disertori e Crimini". Dal racconto "Il covo di Teresa", in particolare, nel 2006 è stato tratto un film tv interpretato da Lina Sastri per la regia di Stefano Sollima. Con Antonio Pascale e Valeria Parrella ha firmato lo spettacolo teatrale "Tre terzi", interpretato da Marina Confalone e diretto da Giuseppe Bertolucci. Tra i suoi ultimi lavori si ricordano i romanzi "Sono contrario alle emozioni" e "Mancarsi". Oltre a scrivere per il cinema, la tv e il teatro, De Silva collabora al quotidiano "Il Mattino". I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Portogallo e Grecia.