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Giovanni Antonio Canal meglio conosciuto come il Canaletto, il più famoso "pittore da vedute" della sua epoca, è una specie d'intoppo nella pittura veneziana del settecento la quale, senza di lui, correrebbe con naturale sviluppo dalla drammaticità ereditaria di Giambattista Tiepolo alla drammaticità precorritrice di Francesco Guardi. Questi due sì sono nella ruota giusta del tempo, seguono il destino della splendida città che, ormai quasi solo apparenza, va verso il suo disfacimento, disgrazia che del resto capita alla generalità delle cose umane. Guardi percepì la grandezza occulta di questa disgrazia, l'oscuro piacere che può dare il male e il senso della fine, ed espresse ciò con le vedute d'una città che porta in sé il germe della morte: la pittura di Guardi ci introduce nell'epoca moderna. Canaletto invece, nato appena quindici anni prima di Francesco Guardi, si trova contro il tempo; nelle sue vedute e nelle sue scene egli cristallizza Venezia e i veneziani in una vertà ferma, immune da decadenza o disfattismo, destinata a durare per sempre. (Dalla Presentazione di Giuseppe Berto)
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