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La bambola cieca book cover
La bambola cieca
1941
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Il sofisticato giallista d'oggi rimane colpito dalla fertile semplicità di Scerbanenco. Scriveva le sue storie (questo romanzo è del 1941) in un’epoca di mezzi poveri e scarsa tecnologia del delitto, di fatto servendosi di due risorse narrative: in primo luogo la tensione, provocata nel lettore da impalpabili segni di avvertimento che stride un pericolo, dietro i tratti di una persona, dietro un incontro imprevisto o una battuta fuori posto; poi l'originalità dei casi, degli ambienti e degli intrecci umani, che danno movimento e seduzione alle trame. E, al di sotto, una risorsa morale: la pietà, l'umanità, la tenerezza quasi di certi personaggi. Così i suoi gialli non sembrano avere modelli precedenti o esteri. «Immaginate – confessa Arthur Jelling, l'investigatore di una serie di cui La bambola cieca è la seconda prova – di essere in un elegantissimo salotto, qualche invitato sente uno strano odore, un odore di selvatico di giungla; ecco questo è l'odore che sento». L'obiettivo dello scrittore è quello di far sentire l'odore preoccupante anche al lettore, quell'allarme che scatta inatteso durante un procedere piano di eventi i quali, da quel momento, cominceranno ad essere seguiti dall'investigatore dal loro lato strano, di cui solo lui si è accorto. Difatti Jelling non è un detective; è un timidissimo archivista della polizia di Boston, che ha un catalogo mentale di tipi umani e di tipologie di delitti pressoché inesauribile. E viene ingaggiato quando non ci sono indizi, perfino quando un omicidio impossibile è solo minacciato e lui deve risalire alla sua fonte seguendo il segno del delitto quand'esso balugina in un casuale comportamento involontario dei coinvolti. Una bambola dagli occhi cavati è abbandonata in una clinica a dare sostanza di paura a una stolta minaccia. Il miliardario Déravans, rimasto cieco in un incidente automobilistico in cui è implicata la ragazza poi diventata sua fidanzata, può essere guarito da un intervento ardito. Solo il professore Linden è in grado di farlo, ma è minacciato di morte se deciderà di compiere l'operazione. La minaccia si realizza alla vigilia di entrare in sala operatoria. Cos'è che Déravans non deve vedere? o chi? o quale impressione sepolta non deve riemergere con la vista? Jelling deve saperlo prima che la mano assassina spenga la prossima preda; e per scoprirlo scruta i volti, le mani, i gesti, nella selva di individui che circonda Déravans, la cerchia eccentrica dei suoi familiari, i medici della clinica, perfino i legami più intimi.
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Author

Giorgio Scerbanenco
Giorgio Scerbanenco
Author · 23 books

Vladimir Giorgio Šerbanenko was an Italian journalist and writer of Ukranian origin. He was born in Kiev, in what was then the Russian Empire, on 28 July 1911. At an early age, his family immigrated to Rome (Scerbanenco's father was Ukrainian, his mother was Italian), and then he moved to Milan when he was 18 years old. He found work as a freelance writer for many Italian magazines, chief among them Anna Bella before becoming a novelist. His first fiction books were detective novels set in USA and clearly inspired by the works of Edgar Wallace and S.S. Van Dine signed with an English-sounding pen name. While Scerbanenco wrote in several genres, he is famous in Italy for his crime and detective novels, many of which have been dramatized in Italian film and television [1]. These include the series of novels with main character Duca Lamberti, a physician struck off the register for having performed a euthanasia, and turned detective (Venere privata - A Private Venus, 1966; Traditori di tutti - Betrayers of All, 1966; I ragazzi del massacro - The Boys of the Massacre, 1968; I milanesi ammazzano al sabato - The Milanese kill on Saturday, 1969), as well as Sei giorni di preavviso (Six Days of Notice), his first novel. He died of a heart attack in Milan on 27 October 1969. As well as in Milan, the writer lived for a long period in Lignano Sabbiadoro, a town on the Adriatic Sea in Friuli-Venezia Giulia. The town holds his archive.

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