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Lezioni di Storia
Series · 66
books · 2007-2019

Books in series

Novecento italiano - 1900. Inizia il secolo book cover
#1

Novecento italiano - 1900. Inizia il secolo

2012

Il secolo appena trascorso si è chiuso nel caos e l'inizio del nuovo si annuncia drammatico. La pistola di Gaetano Bresci spezza la vita di Umberto I, colpevole di aver decorato con la gran croce quel Bava Beccaris che aveva sparato sulla folla di Milano. Potrebbe essere l'inizio di una catastrofe politica e sociale, invece è l'avvio di un nuovo corso di politica liberale. Intanto in Europa impazza la bèlle epoque. A Parigi si inaugura l'Esposizione universale, i trecento metri di ferro della Torre Eiffel sfidano il cielo, l'edificio a lungo più alto al mondo è il monumento al trionfo del progresso, della ragione e della libertà. Sotto scorre il traffico di una metropoli i cui destini di sviluppo sembrano inarrestabili. Solo qualche avanguardia ascolta la profezia della prossima apocalisse della modernità, partorita dalla mente offuscata di Nietzsche, e invoca una guerra per rigenerare la società corrotta e senza ideali. Intanto in Italia il nuovo bussa alle porte tra contrasti insanabili. Al decollo industriale, all'avanzata politica e sindacale del proletariato, al rinnovamento culturale fanno da contraltare manifestazioni di dissenso e rigurgiti di violenza: i primi scioperi generali, la nascita del socialismo rivoluzionario e del nazionalismo imperialista, l'emigrazione di massa, la guerra libica. Poi, fatalmente, lo schianto. Nel 1914 un conflitto terribile, una 'grande guerra', una 'guerra mondiale'. Che fare? Intervenire o restare neutrali?
Novecento italiano - 1924. Il delitto Matteotti book cover
#3

Novecento italiano - 1924. Il delitto Matteotti

2012

È un pomeriggio caldo quello del 10 giugno 1924. Giacomo Matteotti esce di casa e non vi ritorna più. Non è di un deputato qualsiasi il corpo massacrato che verrà trovato due mesi dopo in un bosco vicino Roma. Solo dieci giorni prima della sua sparizione Matteotti ha tenuto un discorso infuocato alla Camera, contro il fascismo e l'irregolarità delle elezioni. È il leader di uno dei maggiori partiti di opposizione, forse il leader dell'intera opposizione. Non è difficile collegare i due avvenimenti, il discorso e la morte, né scoprire che gli autori del delitto, che non si sono preoccupati di cancellare le tracce, sono uomini dello stretto entourage del Duce. Ce n'è abbastanza per far scoppiare il più clamoroso scandalo politico della storia d'Italia. E ce ne sarebbe abbastanza per le dimissioni immediate del governo. Tutto sembra far credere a una crisi. Ma non è questo che accade. L'opposizione parlamentare sceglie la strada della protesta morale, il governo resiste, la maggioranza non accenna a spaccarsi, il regime si consolida. Mussolini, il trionfatore delle elezioni del '24 contro le quali aveva tuonato Matteotti, forza la sorte e instaura la 'dittatura a viso aperto'. Quel delitto che sarebbe potuto essere l'ultima occasione di arrestare il regime, ne diviene invece il punto di svolta, lo snodo decisivo. Ma quel corpo abbandonato e quel rifiuto morale si caricano di un significato simbolico. L'atto di morte del deputato Matteotti è l'atto di nascita dell'antifascismo come scelta politica ed etica.
Novecento italiano - 1960. Il miracolo economico book cover
#5

Novecento italiano - 1960. Il miracolo economico

2012

Il 'miracolo economico' bussa alle porte di un'Italietta rurale e alla buona. Dalla fine degli anni Cinquanta l'Italia inizia una corsa vorticosa che cambierà composizione sociale, sistema economico, equilibri politici. È appena entrato in vigore il Mercato comune europeo di cui fanno parte anche Belgio, Francia, Lussemburgo, Olanda e Repubblica Federale Tedesca, un ottimo volano per gli scambi internazionali e per la nostra economia. In un triennio l'industria cresce di più del 30%, il terziario aumenta le sue dimensioni, l'occupazione sale a livelli storici. Cresce sempre più il numero di 'tute blu' e di 'colletti bianchi' mentre si assottigliano i ceti rurali. Dal meridione e dalle zone depresse comincia un esodo di tanta gente verso il Nord produttivo: tra il 1955 e il 1971 sono più di 9 milioni gli italiani che si spostano verso le fabbriche e le aree metropolitane del paese. L'Italia gode una prima ventata di benessere. La popolazione si rimescola. Iniziano a cambiare lo stile di vita, il costume, i bisogni e anche i desideri. Le speranze sono tante. Ma non tutto va per il meglio. Il divario fra Nord e Sud aumenta. Le campagne si spopolano perché non offrono proventi adeguati. Lo sviluppo non è omogeneo e ci vorrebbero più investimenti nel settore pubblico. Ma intanto le case cominciano a riempirsi di nuovi oggetti, le strade di automobili e di traffico. Si è votato nel maggio 1958 e, scomparso il rischio di una sbandata di estrema destra con il governo Tambroni, si profila l'avvento di una maggioranza di centro-sinistra. Molto - si pensa - si può ormai fare, in Italia, per migliorare le cose. In parte sarà così, in parte no.
Novecento italiano - 1968. La grande contestazione book cover
#6

Novecento italiano - 1968. La grande contestazione

2012

Il corteo risale da Piazza di Spagna e arriva a Valle Giulia. Sulle scale della Facoltà di Architettura di Roma, sgomberata il giorno prima per ordine del Rettore, ad attendere le migliaia di studenti c'è la Celere della Polizia di Stato. È una battaglia epica, alla fine della quale si contano quasi 500 feriti tra i manifestanti e più di 100 tra le forze dell'ordine. La notizia occupa le prime pagine dei giornali: è esploso il Sessantotto italiano. Passa un mese da quel 1 marzo 1968 e scene simili si ripetono a Berlino, di fronte alla sede dell'editore Springer, in reazione all'attentato contro il leader studentesco Rudi Dutschke (una settimana dopo l'assassinio di Martin Luther King). Passa un altro mese e a Parigi il cuore del Quartiere Latino, di fronte alla Sorbona, brucia di altri scontri. Arriva agosto: sono i giorni dell'invasione della Cecoslovacchia e dell'inutile resistenza ai carri armati russi. A ottobre è la Piazza delle tre culture di Città del Messico a coprirsi di morti, l'esercito ha sparato senza pietà, le vittime sono tutti studenti. Dieci giorni dopo, sempre a Città del Messico, i pugni chiusi nel guanto nero di due atleti di colore sul podio delle Olimpiadi gridano sulla scena del mondo la lotta delle Pantere nere. Il Sessantotto è questo: la prima, esplosiva manifestazione della globalizzazione, la prima, inedita dimensione mondiale della protesta giovanile. La contestazione di quei giorni è 'globale' non solo per l'estensione geografica, ma anche per l'ampiezza dei rapporti di potere che mette in discussione. Cosa rimane, oggi, di quei valori e di quella generazione? Quanto del nostro (buono o cattivo) presente ne porta i segni? È stato 'tradito', quel movimento, o 'ha vinto'?
Novecento italiano - 1986. Il maxiprocesso book cover
#8

Novecento italiano - 1986. Il maxiprocesso

2012

474 rinviati a giudizio per appartenenza all'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra, 360 condanne in primo grado per un totale di 2665 anni di reclusione. Dal febbraio 1986 al dicembre 1987, nell'aula bunker di Palermo, si conclude, dopo un'istruttoria gigantesca guidata dal pool di Caponnetto, Falcone e Borsellino, il più grande dibattimento giudiziario della storia italiana. Ci vorrà qualche anno per la conferma in Cassazione dell'impianto accusatorio e delle sentenze di condanna per i capi. È la prima volta che si processa per un simile reato (è incredibile ma quello di mafia è diventato un reato specifico da appena due anni). Ma il maxiprocesso è non solo il frutto di un grande impegno, è anche, finalmente, la manifestazione di un cambio radicale della prospettiva attraverso la quale lo Stato guarda a un male antico. La mafia non è più un codice culturale primitivo da tollerare o tutt'al più da deprecare. È un'articolata organizzazione politico-criminale che dalla fine degli anni '70, attraverso stragi intestine, ha promosso un processo di centralizzazione, mostrandosi come una struttura capace di formulare un progetto in senso lato politico. All'opzione terroristica mafiosa lo Stato risponde per la prima volta con un riarmo istituzionale paragonabile a quello verificatosi di fronte al terrorismo degli anni di piombo. Tra polemiche, dibattiti, scontri politici, proteste collettive, la stagione dell'antimafia lascia il segno nella vita morale e politica del nostro Paese.
I giorni di Roma. 21 aprile 753 book cover
#10

I giorni di Roma. 21 aprile 753

La fondazione della città

2019

21 aprile 753 a.C.: il giorno e l'anno di nascita di Roma sono la data di una fantasia, di un mito fondativo, la vicenda suggestiva di un gemello, sfuggito miracolosamente alla morte per annegamento? O invece rimandano a un fatto realmente accaduto, ovvero a quel solco che Romolo avrebbe tracciato intorno al Palatino per definire il perimetro dell'abitato più antico di Roma? "Difficile per noi capire come una città possa essere creata con la bacchetta magica, ma avveniva così, almeno tra Etruschi e Latini, solo che la bacchetta era il lituo", una specie di bastone impugnato dai re-auguri. "Per attuare una cerimonia del genere basta un giorno, come appunto il 21 aprile", festa di Pales, divinità del Palatino. È probabile che il fondatore di Roma avesse scelto quella data per ingraziarsi la divinità del luogo dove svolgere la cerimonia iniziale: fondare era, infatti, principalmente un rito. Oggi, finalmente, l'archeologia riscopre le tracce di quella fondazione e rivela quanto quella cerimonia non sia stata solo un mito, ma l'alba della civiltà come possiamo ancora oggi intenderla.
La prima marcia su Roma book cover
#11

La prima marcia su Roma

2007

Puntare sulla capitale scortato da un esercito vincitore rimasto improvvisamente senza capi, morti in circostanze oscure. Farsi attribuire la massima magistratura imponendo come collega un parente, liquidato dopo poche settimane. Atterrire, armi in pugno, il Senato - prima illuso poi tradito - e imporgli di avallare una procedura apertamente incostituzionale. Avviare, grazie a un'inedita magistratura straordinaria, le più feroci proscrizioni. Questa la ‘marcia su Roma’ di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, e futuro Augusto, il 19 agosto dell'anno 43 a.C. Mai la Repubblica aveva visto qualcosa di simile.
I giorni di Roma - 18 luglio dell'anno 64 d.C.. L'incendio di Nerone book cover
#12

I giorni di Roma - 18 luglio dell'anno 64 d.C.. L'incendio di Nerone

2019

La notte del 18 luglio dell'anno 64 d.C. un incendio comincia a divampare nella parte del Circo Massimo più prossima al Palatino e all'Esquilino. Alimentate dal vento e dall'olio dei magazzini, le fiamme divorarono le "regioni" in cui Augusto aveva diviso la città. Di quattordici ne restano intatte soltanto quattro. È una delle più grandi catastrofi della città di Roma, con migliaia di vittime e cumuli di rovine. Nessuno poteva dire con certezza di chi fosse la colpa di quel disastro, ma i traumi collettivi hanno bisogno di cause certe e colpevoli da punire. La caccia all'incendiario comincia immediatamente e il primo dei sospettati è Nerone, l'imperatore. Quello che segue è fin troppo noto: atterrito dall'accusa, Nerone riversa la colpa sui cristiani e li condanna a una morte atroce. Il caso, il fuoco, l'imperatore, la musica, il popolo, i mariti: cosa è veramente accaduto quella notte di luglio e nei giorni seguenti, quando Roma e tutti i protagonisti di quella tragedia entrano in scena, proiettando il loro straordinario intreccio nella memoria dell'Occidente?
I giorni di Roma. 25 dicembre dell'800 book cover
#13

I giorni di Roma. 25 dicembre dell'800

L'incoronazione di Carlo Magno

2019

È la mattina di Natale dell'anno 800: Carlo Magno entra nella basilica di San Pietro e china la testa davanti al pontefice Leone III per ricevere dalle sue mani la corona imperiale. È un evento senza precedenti: è l'atto di nascita di uno spazio geopolitico occidentale che, al di là delle vicissitudini della corona imperiale, costituisce ancora oggi l'orizzonte predominante della storia europea. L'incoronazione di Carlo Magno non ha lo scopo di risuscitare l'impero romano, ma celebra sotto un nome antico un potere nuovo, il cui ambito d'azione è un'Europa completamente ridisegnata rispetto a quella dei Romani. Il nuovo sovrano regna su un impero che ha perduto il Mediterraneo e in compenso si è aperto verso Nord; un impero che si estende da Barcellona a Budapest, da Amburgo a Benevento, un impero continentale e atlantico che assomiglia all'Occidente moderno assai più che all'impero dei Cesari. Non solo. Quel giorno dell'anno 800 è una data memorabile nella storia di Roma. La scelta di Leone III di chiamare Carlo Magno e di unire per sempre la Chiesa romana al nuovo impero occidentale sancisce definitivamente la vocazione europea alla metropoli: le sorti della Città Eterna sono ormai legate a quelle dell'Occidente.
I giorni di Roma - 6 maggio 1527. Il sacco di Roma book cover
#14

I giorni di Roma - 6 maggio 1527. Il sacco di Roma

2019

"Il 6 maggio abbiamo preso d'assalto Roma, ucciso seimila persone, saccheggiato le case, preso quello che abbiamo trovato nelle chiese e alla fine incendiato buona parte della città". Così un lanzichenecco descrive il saccheggio che le truppe imperiali infliggono a Roma. Le truppe a difesa della città sono deboli, le mura e l'artiglieria non bastano a fermare gli assedianti. Clemente VII riesce a riparare a Castel Sant'Angelo solo grazie al sacrificio dell'intera Guardia svizzera. Da lì assiste per otto lunghissimi mesi a uno spettacolo inaudito: Roma messa a ferro e fuoco come Troia, Gerusalemme, Cartagine. Un'orda di soldati affamati, senza paga e incontrollati assaltano le case, i palazzi, le chiese di una città intera e Campo de' Fiori è trasformato in un mercato a cielo aperto per le opere rubate nei palazzi della nobiltà romana. Quella data, secondo alcuni storici, segna la fine della stagione più intensa del Rinascimento italiano, la diaspora degli artisti che avevano fatto di Roma un esempio di splendore. Quello che rimane è un senso di sgomento, di paura, quasi il segno tangibile di una punizione apocalittica.
I giorni di Roma - 17 febbraio 1600. Il rogo di Giordano Bruno book cover
#15

I giorni di Roma - 17 febbraio 1600. Il rogo di Giordano Bruno

2019

17 febbraio 1600: il filosofo Giordano Bruno, condannato per eresia dall'Inquisizione romana, brucia, spogliato nudo, legato a un palo e imbavagliato, in Piazza Campo de' Fiori. Ad ardere sul rogo non è un cristiano qualunque, come Roma non è solo la capitale dello Stato della Chiesa ma anche il centro della cristianità. Bruno è un personaggio cosmopolita, amico di principi e ambasciatori, una figura europea di grande fama e livello intellettuale, noto ovunque. Glielo riconoscono, a Roma, i suoi giudici, che fanno di tutto per convincerlo ad abiurare, perfino il cardinal Bellarmino, a capo del Santo Uffizio, il grande persecutore di Galileo Galilei. Sarebbe bastato un atto di sottomissione e avrebbe avuto salva la vita. Invece su di lui e sulla sua teoria ereticale cade il silenzio. I libri bruciati dall'Inquisizione, il suo pensiero dimenticato, avvolto nell'oblio per molto tempo. Fino a tempi recenti, per la Chiesa Giordano Bruno è un eretico e questo giustifica il suo rogo. Un rogo che, in una piazza romana, ha illuminato l'alba di un secolo, a simboleggiare il trionfo della repressione e dell'intolleranza in un'Europa dilaniata dagli odi e dalle guerre religiose.
I giorni di Roma - 20 settembre 1870. La breccia di Porta Pia book cover
#16

I giorni di Roma - 20 settembre 1870. La breccia di Porta Pia

2019

20 settembre 1870: poco dopo le dieci del mattino, i cannoni dell'artiglieria italiana cessano di tuonare contro le mura di Roma e i bersaglieri del nuovo Regno d'Italia si lanciano all'assalto di Porta Pia, contrastati ancora dal fuoco di fucileria degli ultimi difensori del papa. Da giorni, 60000 soldati del generale Cadorna sono schierati lungo le vie Salaria, Appia, Aurelia e Tiburtina e stanno convergendo sulla città. Nell'azione cadono pochi uomini, dall'una e dall'altra parte. Pio IX ha infatti ordinato una resistenza solo simbolica e ha già preparato la bandiera bianca. La presa della città è dunque quasi solo un atto formale e poco tempo dopo la breccia, un plebiscito sanziona a schiacciante maggioranza l'annessione di Roma e del Lazio al Regno d'Italia. Un episodio di guerra in fondo modesta segna un mutamento epocale. Cade lo Stato pontificio, finisce dopo oltre un millennio il potere temporale dei papi e si compie l'unità del Paese. La data del 20 settembre conosce alterne fortune e divide le coscienze, continuando nel tempo ad accendere lo scontro ideologico fra clericalismo e anticlericalismo. Festa nazionale nel 1895, viene cancellata definitivamente nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi. Da quel giorno, da quel momento, al di là delle ricorrenze e del loro valore simbolico, nasce una nuova consapevolezza: la laicità dello Stato e la missione interamente religiosa della Chiesa.
I giorni di Roma - 24 marzo 1944. Le fosse ardeatine book cover
#18

I giorni di Roma - 24 marzo 1944. Le fosse ardeatine

2019

24 marzo 1944: alle sette della sera la strage è finita. Non rimane che far saltare in aria la cava e murarne l'ingresso per coprire la terribile verità dei giustiziati. Circa 75 sono ebrei detenuti in base all'ordine generale di rastrellamento e in attesa di essere avviati a un campo di concentramento, molti sono prigionieri politici presi dalle celle di Regina Coeli, altri da via Tasso, altri ancora rastrellati per strada e numerosi sono detenuti per reati comuni. "Per la dimensione della strage, le Fosse Ardeatine restano una ferita aperta nella memoria e nei sentimenti della città. Basta guardarsi intorno, grattare la superficie della memoria, e i racconti che sgorgano. Roma ne è piena. Furono trucidate trecentotrentacinque persone, che vogliono dire ormai tre generazioni di altrettante famiglie, parenti stretti, parenti lontani; per ognuno, vogliono dire amici, compagni di lavoro, di partito, di sindacato, di scuola, di chiesa, e vicini di casa, di quartiere: il racconto delle Fosse Ardeatine è un seguito di anelli concentrici che si espandono fino a pervadere lo spazio della città. Certo non è né l'unica né la peggiore delle stragi naziste. È, però, l'unica strage 'metropolitana' avvenuta in Europa. E non solo perché è l'unica perpetrata entro uno spazio urbano, ma anche perché è l'unica che nell'eterogeneità delle vittime riassuma tutta la complessa stratificazione di una grande città."
Sulla scena di Roma - Roma va in guerra book cover
#24

Sulla scena di Roma - Roma va in guerra

2019

Armamento, addestramento, disciplina. È questa miscela il segreto che rende invincibile l'esercito romano, tra i più efficienti di ogni epoca? Dove sono altrimenti le radici della sua superiorità? Forse nel numero degli effettivi disponibili o nei vantaggi offerti dal progresso di una superiore tecnologia. Neanche. Non è il numero, perché le forze, dall'inizio almeno dell'impero, sono assai ridotte rispetto all'immane compito loro proposto. Non è tecnologia, seppure certamente efficiente, funzionale, adattabile. La potenza dell’apparato bellico romano viene da altro. Ad armarlo è la forza di un principio che, di Roma, costituisce l'identità più autentica, tuttora presente nella cultura occidentale: l'idea che il potere coincida con la responsabilità e che il cittadino abbia il dovere di difendere la res publica, la cosa di tutti. Il romano è prima di tutto un cittadino-soldato; e fino a che la figura del civis in armi conserva, anche durante l'impero, un senso e un ruolo ideale nel tessuto politico dello Stato, sopravvivono anche quella dedizione e quello spirito di sacrificio che ne costituiscono il requisito fondamentale e l'arma più formidabile, rendendolo capace di fronteggiare qualsiasi minaccia.
Sulla scena di Roma - Storia del ghetto book cover
#25

Sulla scena di Roma - Storia del ghetto

2019

Tremila ebrei costretti a vivere dentro una frazione del rione Sant'Angelo, quattro isolati in tutto, uniti al resto della città da cancelli. Lo decide papa Paolo IV Carafa nel 1555 e la segregazione sopravvive per tre secoli, a dispetto degli stravolgimenti della storia, a dispetto della popolazione che continua a crescere fino ad accogliere tutti gli ebrei dello Stato Pontificio, deportati a Roma. Non si poteva uscire dal ghetto di notte, non si potevano svolgere lavori comuni. I banchi di prestito ebraici si chiudono alla fine del Seicento, la vendita degli stracci è una delle poche attività ufficialmente consentite. Delle tante sinagoghe di Roma ne rimane una sola, che accorpa le cinque più importanti in un unico edificio, le Cinque Scole. Se dentro il recinto gli ebrei possono praticare la loro religione, la Chiesa impone però il rispetto di pratiche odiose che mirano a convertirne il maggior numero possibile: ogni sabato tutta la popolazione deve assistere a prediche coatte, senza parlare delle tasse vessatorie che subito decadono per chi si converte. Dopo la breccia di porta Pia, nel 1870, il ghetto è raso al suolo e così anche il decrepito edificio delle Cinque Scole, sostituito dal nuovo e grandioso Tempio. La pace non dura cento anni. All'alba del 16 ottobre 1943 i nazisti circondano il quartiere e catturano 1022 ebrei, tra cui 200 bambini. Soltanto in 16 tornano da Auschwitz. Nessun bambino è tra loro.
Sulla scena di Roma - Cittadini e barbari. Roma multietnica book cover
#26

Sulla scena di Roma - Cittadini e barbari. Roma multietnica

2019

Dominatori, potenti, privilegiati: hanno vita facile i cittadini, nell'impero romano. Mentre gli indigeni delle province conquistate vivono in uno stato di subalternità politica e giuridica, chi può vantare la cittadinanza dispone di immunità e privilegi molto concreti. Come san Paolo, quando viene arrestato. Gli basta dire al centurione di essere cittadino romano, e per di più di esserlo dalla nascita, che subito viene rimesso in libertà con tante scuse, e all'ufficiale non resta che commentare tra i denti quanti soldi la cittadinanza era invece costata a lui. Perché cives lo si è per diritto di sangue, ma lo si può anche diventare: Roma ha capito in fretta che le conviene cooptare nell'impero le élites locali del potere, senza stare a distinguere tra prìncipi mauri dalla pelle nera o ricchi ebrei dell'Asia Minore. Senza dimenticare che chiunque si arruola nei reparti ausiliari dell'esercito, che sia un provinciale o addirittura un barbaro, riceve la cittadinanza per premio. È la politica della mescolanza, che trasforma l'impero in un immenso melting-pot: gente di tutte le lingue e i colori si amalgama in un unico corpo politico e un'unica cultura. La differenza, tra romani e non, diventa così anacronista che, nel 212 d.C., Caracalla concede la cittadinanza a tutti. È la prima sanatoria della storia. Non aveva tenuto in conto, non poteva saperlo, cosa sarebbe accaduto dopo.
Sulla scena di Roma - San Pietro, la fabbrica della discordia book cover
#27

Sulla scena di Roma - San Pietro, la fabbrica della discordia

2019

Tutto è cominciato con quel Niccolò V, nel lontano Quattrocento, che per primo decise di trasferirvi la sede pontificia e restaurare la basilica paleocristiana costruita da Costantino sulla tomba di Pietro, fino ad allora meta dei pellegrini provenienti da ogni parte d'Europa ma destinata solo a celebrare qualche ricorrenza liturgica o solennizzare qualche grande evento politico. Fu lui il primo a dare inizio a quella sorta di cantiere permanente, quel succedersi alternante di lunghe fasi di stallo e improvvise ripartenze che ci ha regalato alla fine San Pietro come oggi la conosciamo. La sua superba e abbagliante mole porta i segni di Bramante, Raffaello, Michelangelo. Parla di Giulio II, del dogma della Controriforma, di Paolo V Borghese. È un progetto temerario, "la più grande fabrica che si sia mai vista", un'impresa ciclopica, un immane sforzo economico, la fonte di dissidi, polemiche e scontri da una parte e dall'altra, da quella del clero tradizionalista quanto da quella di chi spregia un tempio sfarzoso e colossale. San Pietro divide e separa, è la proverbiale ultima goccia che fa esplodere lo scisma luterano: proprio l'edificio che avrebbe dovuto rappresentare il primato universale della Chiesa romana nel mondo diviene il fattore scatenante della sua spaccatura. I lavori si arrestano, riprendono. Finalmente si concludono. È passato un secolo e mezzo dall'inizio dell’impresa.
Le età di Roma - L'età di Paolo III. Quando Marc'Aurelio si chiamava Costantino book cover
#29

Le età di Roma - L'età di Paolo III. Quando Marc'Aurelio si chiamava Costantino

2019

Eccolo il Marco Aurelio, il meraviglioso gruppo equestre che domina la piazza del Campidoglio. Non sempre è stato qui, ci è arrivato: prima era collocato davanti al Laterano. La sua lunga storia ha dell'incredibile. Vi si mescolano fortuna, equivoci, fraintendimenti. Nel Medioevo, infatti, si credeva che la statua raffigurasse Costantino, l'imperatore che aveva concesso libertà di culto alla Chiesa cristiana. Lo scambio di persona gli valse la salvezza: fu per quell'errore che sfuggì alle fiamme della fusione, come invece accadde a molte altre statue. Non solo: sembra che Marco Aurelio abbia il dono di far fiorire un gran numero di leggende. Il ciuffo sulla testa del cavallo fu creduto a lungo un cuculo, animale sacro a Marte. Il nemico calpestato che un tempo giaceva ai piedi del cavaliere fu creduto un nano, al quale si attribuiva una relazione con la moglie di Costantino. Guardando la statua siamo al centro di un suggestivo incrocio tra realtà e finzione, dove per capire meglio la storia bisogna inforcare talvolta gli occhiali della leggenda.
Le età di Roma - L'età dell'oro. Agostino Chigi il Magnifico e gli splendori della Roma di Raffaello book cover
#30

Le età di Roma - L'età dell'oro. Agostino Chigi il Magnifico e gli splendori della Roma di Raffaello

2019

Nei primissimi anni del '500, il Rinascimento italiano tocca il suo apogeo, grazie alla felice congiuntura determinata dall'incontro tra le ambizioni universalistiche di papi come Giulio II Della Rovere (1503-13) e Leone X Medici (1513-20), che sognano di far rivivere, nel segno della Chiesa di Cristo, i fasti e l'immagine dominatrice dell'antica "Roma caput mundi", e il vertiginoso talento di artisti come Bramante, Michelangelo e Raffaello, capaci di rendere tangibile e visibile questo sogno, elaborando un linguaggio architettonico e figurativo che non si limita ad imitare forme e contenuti dell'antichità classica, ma ambisce ad emularne l'elegante splendore e l'ineguagliata magnificenza. Seguendo l'esempio di Giulio II e di Leone X, Agostino Chigi il Magnifico, questa sorta di re Mida della finanza pontificia, profuse gran parte dei suoi denari in splendidi edifici, opere d'arte, banchetti e apparati festivi allietati da memorabili spettacoli teatrali, ingaggiando molti tra i massimi artisti del suo tempo: dal conterraneo Baldassarre Peruzzi a Raffaello, da Sebastiano del Piombo, che egli stesso convinse a spostarsi definitivamente da Venezia a Roma, al Sodoma e allo scultore fiorentino Lorenzetto, per limitarsi a coloro cui affidò gli incarichi di maggior impegno e prestigio. Agostino Chigi, l'unico committente laico in grado di gareggiare in munificenza artistica con i più potenti tra i cardinali e con la stessa corte papale, fu uno dei grandi protagonisti di quest'età dell'oro, tanto ricca e feconda da forgiare un linguaggio artistico destinato ad imporsi come modello supremo per i secoli a venire, ma anche così spensierata da ignorare le nere nuvole scismatiche che si andavano addensando.
Le età di Roma - L'età dei Torlonia. L'arte di ostentare il lusso nella Roma papale book cover
#32

Le età di Roma - L'età dei Torlonia. L'arte di ostentare il lusso nella Roma papale

2019

La fortuna economica delle maggiori famiglie principesche di Roma è sempre nata grazie all'elevazione di un membro di quelle famiglie al trono di Pietro. Questo non si può dire invece dei Torlonia. Nessun di loro è diventato papa o cardinale, eppure la famiglia, il nome, lo stemma ebbero lo stesso splendore delle maggiori casate romane, non in virtù dello Spirito Santo, ma grazie allo spirito imprenditoriale, al senso degli affari, all'arte difficile e misteriosa di far quattrini con i quattrini. Ancora oggi, pur invisibile, la famiglia Torlonia possiede la più grande collezione di arte antica che esista al mondo in mani private. Ancora oggi conserva gelosamente il possesso della meravigliosa Villa Albani, mantenuta intatta per oltre un secolo e mezzo, ma visibile solo per pochissimi privilegiati. A un dono dei Torlonia dobbiamo il nucleo primigenio della raccolta di pittura della Galleria Nazionale di Roma, ed egualmente lo straordinario gruppo di sculture degli dèi neoclassici che alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna fanno da corteggio al colossale Ercole e Lica di Antonio Canova, commissionato e pagato da Giovanni Torlonia, fondatore della fortuna familiare. Al figlio di costui, Alessandro, spetta invece l'ambizione di rendere visibile lo splendore della propria ricchezza non al modo fuggevole di una stella cometa, ma come un astro nel firmamento nobiliare di Roma. Questa ambizione fu realizzata, ma ebbe un singolare destino di sfortuna: lo splendido palazzo di piazza Venezia è stato abbattuto senza pietà all'inizio del '900 senza una valida ragione. La Villa Torlonia sulla Nomentana, che ebbe anche il fato singolare di ospitare Mussolini, è sopravvissuta a stento e fortunosamente all'abbandono e al vandalismo. Ma ciò che è stato rammentato qui finora è solo parte di un mosaico più vasto.
La democrazia di Pericle book cover
#34

La democrazia di Pericle

2012

I più sono ancora convinti che Atene democratica e Pericle siano sinonimi. Eppure il più grande storico di Atene, oltre che contemporaneo e ammiratore di Pericle, scrisse che il suo regime era stato in realtà una «democrazia solo a parole, di fatto un regime personale». Di fronte al caso Pericle, non si tratta solo di capire come funziona la circolarità tra élite e masse, o, come si esprimeva Tucidide, tra «guidare» ed «essere guidati». Si tratta anche di scoprire come e perché la tradizione ha riservato a Pericle un monumento e al suo vero erede, Alcibiade, la taccia di avventuriero. Come si forma, e alla fine vince, una tradizione storiografica benevola, nonostante sia stata insidiata per secoli da una documentazione ostile, se non demolitoria (e che annovera tra gli illustri detrattori persino Platone)? Sarà stata una ragione extra-politica, per esempio, un'imponente strategia di opere pubbliche e di coinvolgimento degli artisti - nel che Pericle fu maestro per i politici di ogni tempo - a salvaguardare il buon nome e la lunga durata di un leader che gli avversari non esitarono a bollare come tiranno? Cercare di capire i meccanismi del lungo predominio politico e culturale di Pericle, e il compromesso tra demagogia, potere personale e di clan che stava alla sua base, è un passaggio obbligato per intendere non soltanto l'età classica ma anche il nocciolo di ogni sistema politico.
I volti del potere - La santità governata. I tre papi di san Francesco book cover
#35

I volti del potere - La santità governata. I tre papi di san Francesco

2019

Tre papi attraversano la vita di san Francesco contrastandone il dirompente potere spirituale e il desiderio innovatore: Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX. Il primo di loro, Innocenzo III, nel 1209 alla proposta di vita cristiana portata da Francesco dà una risposta estremamente cauta e, secondo alcune fonti, sprezzante e negativa. Non è l'unico rifiuto. Più volte Francesco cerca di far approvare una regola per il proprio ordine e più volte gli viene negato. Alla fine, tre anni prima della morte, nel 1223 il sigillo papale di Onorio III arriva, ma il testo della versione approvata, la Regola bollata, mostra pesanti intromissioni da parte della Curia. D'altronde fin dall'inizio il movimento francescano è stato sottoposto a un rigido controllo dell'autorità. Gregorio IX, il successore di Onorio III, da cardinale potentissimo ha da sempre interferito con l'opera di Francesco, sin da quando segue l'ordine nella veste di protettore. E continua a condizionarlo anche dopo la sua morte. È Gregorio IX infatti il committente ufficiale della prima biografia del santo ed è lui a porre la prima pietra della fastosa basilica di Assisi, edificio che in tutto contraddice le innovative idee francescane, a cominciare da quella di una radicale povertà. Francesco si rivela dunque una santità "governata", anche se non del tutto soffocata; un uomo molto in anticipo sui propri tempi, il cui messaggio deve essere ancora in parte recuperato.
Solimano il Magnifico book cover
#36

Solimano il Magnifico

2012

Era il sultano, ma anche il califfo, protettore della Mecca; usava il titolo ancestrale di khan, che sapeva di steppa e orde nomadi, ma era anche l'erede di Roma e Bisanzio e ostentava il titolo di 'Cesare dei Cesari'. Era il Gran Turco, Solimano il Magnifico, e il suo regno rappresentava per gli europei, di volta in volta, uno specchio distorto, un incubo e una speranza, la fertile terra dei paradossi. Se in Occidente non era permessa la residenza a nessun musulmano ed era inconcepibile l'esistenza di una moschea, l'impero ottomano era invece abitato quasi per metà da cristiani, considerati, è vero, sudditi di seconda classe, ma autorizzati a praticare pubblicamente la loro religione. Solimano aveva potere di vita e di morte e tutti i suoi ministri erano giuridicamente degli schiavi; ma proprio quest'autocrazia creava la mobilità sociale, perché non esisteva nobiltà di nascita ma un sistema di selezione dei talenti che permetteva a figli di pastori di diventare pascià e visir, con grande scandalo degli osservatori europei. Si spiega così che tanti marinai, artigiani, fonditori di cannoni scegliessero di 'farsi turchi', cercando sotto la protezione del sultano un'ascesa sociale impensabile nell'Europa delle gerarchie nobiliari e del diritto di sangue.
I volti del potere - Napoleone e il bonapartismo book cover
#37

I volti del potere - Napoleone e il bonapartismo

2019

Provinciale. Ambizioso. Intelligente. Questo è il generale Napoleone Bonaparte nel 1795, quando ha appena ventisei anni. All'epoca nessuno è disposto a scommettere su di lui. Eppure, appena un anno dopo, Napoleone si impone come una stella di prima grandezza. Siamo nel 1796, è l'inizio di una storia memorabile di vertiginosa ascesa e di sconvolgente caduta; potere, glamour, amori esotici o impossibili, brutalità, tradimenti e grandi realizzazioni si intrecciano e si confondono nella vita di Bonaparte. Che segna un'epoca. Poiché Napoleone sperimenta nuove forme di potere, nuove simbologie dell'autorità e nuove strutture istituzionali: in qualche misura è lui che "brevetta" la tecnica del colpo di stato militare come arma di lotta politica (1799); è con lui che si afferma la prima dittatura "democratica", ratificata - almeno formalmente - da un plebiscito popolare; è lui che incoraggia una riorganizzazione delle leggi che vigono sul territorio dello Stato attraverso il ricorso ai codici giuridici; è lui che compie il gesto inaudito di incoronarsi imperatore da solo. Certo, il potere dell'imperatore dura poco: la campagna di Russia, la reclusione all'Elba, i Cento giorni, la sconfitta di Waterloo e il definitivo esilio a S. Elena ne decretano la fine. Ma l'esperienza politica di Napoleone non cessa di far sentire la sua influenza anche a molti, molti decenni dalla morte.
I volti del potere - L'impero di Augusto book cover
#38

I volti del potere - L'impero di Augusto

2019

Un giovane di 19 anni irrompe sulla scena politica romana alla vigilia di una tremenda guerra civile e ne diventa il protagonista. In pochi anni tutti i suoi rivali sono uccisi, sconfitti, messi a tacere. Gli altri invocheranno la sua clemenza. Si chiama Gaio Ottavio Cesare, che presto farà suo lo splendido soprannome di Augusto. Nessuno, quando nel 27 il senato gli conferisce quel nome, osa porre una domanda molto semplice: quando e perché la repubblica è passata sotto la sua potestà. In effetti la storia di Augusto racconta uno dei più grandi successi politici di tutti i tempi: raccogliere quello che resta della repubblica romana ormai moribonda e creare un nuovo regime di tipo monarchico. Bisogna avere un'intelligenza e un talento politico fuori del comune per raggiungere l'obiettivo, e saper scegliere accuratamente i tempi e i modi per superare le diffidenze dei romani che odiano la monarchia e temono le cose nuova. Con sublime ambiguità e un consenso né facile né scontato, Augusto attua una rivoluzione dando l'impressione di essere il restauratore delle istituzioni tradizionali, degli antichi culti, della morale degli antenati. Morirà dopo quarant'anni di regno, lasciando ai romani un nuovo regime e ai successori il difficile confronto con il mito della sua persona.
I volti del potere - Mussolini e il fascismo book cover
#39

I volti del potere - Mussolini e il fascismo

2019

Ha 39 anni Benito Mussolini, è deputato soltanto da un anno, quando diviene il più giovane presidente del Consiglio nella storia dell'Italia unita. Sono tutti più anziani di lui i leader che lo hanno preceduto: Giolitti quando arriva al governo ne aveva 50, era deputato da 10, era stato già ministro. E più anziani sono gli altri leader europei. Lo stesso Lenin al comando arriva a 48 anni, e Stalin a 45. L'età di Mussolini è una rivoluzione generale, rivoluzionario è il modo in cui assume il potere, rivoluzionario il suo stile. Mai il governo parlamentare era stato affidato al duce di un partito di milizia. Mai un primo ministro aveva dichiarato che il suo potere era irrevocabile, lo Stato liberale superato, il parlamentarismo morto. Mai un partito aveva assunto il governo di un regime parlamentare, arrogandosi il monopolio della politica, eliminando le opposizioni, imponendo la propria ideologia come una religione. È la prima realizzazione nell'Europa occidentale di un nuovo tipo di regime, il totalitarismo, fondato sul partito unico, sulla organizzazione delle masse, sul culto del capo come un nume vivente. Il duce è il primo dittatore carismatico nella storia del Novecento. Il suo stile di potere diviene un modello per altri duci nazionalisti aspiranti a diventare dittatori, in Europa e nel mondo. Forse anche nella Russia di Stalin.
Stalin e il comunismo book cover
#40

Stalin e il comunismo

2012

Solo tre settimane dopo la sua morte gli eredi ordinano la liberazione di oltre un milione di prigionieri, la fine delle torture e il rispetto dei diritti degli arrestati. Solo tre anni dopo, nel 1956, denunciano al mondo che "il Massimo Genio e il Massimo Condottiero di tutti i tempi e di tutti i popoli" è stato un tiranno spietato. Passano due anni dal crollo del muro di Berlino e la sua grandiosa costruzione economica si affloscia, inerte, su stessa. Ma, dal 1917 al 1953, Stalin aveva dispiegato un'attività prodigiosa, dando prova di rara intelligenza, originalità di pensiero e volontà di potenza, unite a una spietatezza che lascia stupefatti. Icona del totalitarismo, egli è un rivoluzionario per cui tutto è possibile, dalla liquidazione di interi gruppi sociali alla deportazione dei popoli, all'uso della fame per imporre quel socialismo cui guarda sempre, sia pure a suo modo, come meta finale. Il suo regime è, fino al 1941-42, un regime imposto con la forza a popolazioni ostili. Lo salva la vittoria contro un nemico feroce, quella guerra che è sua e al tempo stesso dei popoli che aveva oppresso. Ma se la sconfitta di Hitler è parte del suo lascito, a suo debito sono sofferenze e soprusi fino all'annientamento della cultura russa e al distacco della nazione dall'Europa. Il tutto per rincorrere una potenza straordinaria ma illusoria, il cui inesorabile esaurimento suscita interrogativi grandi quanto quelli posti dalla sua nascita e dal suo sviluppo.
I volti del potere - La Repubblica di De Gasperi book cover
#42

I volti del potere - La Repubblica di De Gasperi

2019

La Repubblica italiana ha non uno ma molti padri, ma le decisioni cruciali prese nell'arco di un intero decennio portano tutte impresse il nome di De Gasperi. Nel settembre del 1943, alla nascita del Comitato di liberazione nazionale, atto fondativo di una Repubblica dei partiti che ancora non c'è, De Gasperi è presente e subito si capisce che avrà un ruolo decisivo, come leader di un partito (la DC) che è al tempo stesso moderato e tendenzialmente di massa. Nel dicembre del '44, da ministro degli Esteri e interlocutore privilegiato degli alleati, pone le basi per la scelta "occidentale" dell'Italia. Nel giugno del '46 è lui in pratica a tenere a battesimo la Repubblica. Un anno più tardi è sempre lui a decidere l'esclusione delle sinistre dal governo, fissando i tratti del sistema politico italiano. Nell'aprile del '52 resiste alle pressioni del Vaticano per una alleanza con le destre e difende la riforma liberal-democratica della Repubblica contro il rischio di scivolamento verso modelli clerical-autoritari. Infine, nel '53, cerca con la legge maggioritaria non solo di stabilizzare la maggioranza centrista ma anche di spostare l'asse del sistema dai partiti all'istituzione-governo, rafforzando la legittimazione popolare. Se per molti aspetti la Repubblica sarà diversa da come De Gasperi l'avrebbe voluta, non c'è dubbio che l'Italia con i suoi limiti e le sue grandezze, debba allo statista democristiano i propri lineamenti.
I volti del potere - La Chiesa di Papa Wojtyla book cover
#43

I volti del potere - La Chiesa di Papa Wojtyla

2019

Giovanni Paolo II è il solo papa del Novecento che può vantare una vittoria politica, quella nel confronto con il sistema comunista. Eppure il suo è un pontificato religioso. Questa è la cifra con la quale si presenta Karol Wojtyła quando, nel 1978, con grande sorpresa di tutti, viene eletto papa. Eredita una Chiesa che, dopo il Concilio Vaticano II e il '68, sembra in declino. Ma il suo messaggio coglie nel segno: "Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!". Figlio della Polonia cattolica e dolente, dal 1920 al 1978 quello è stato il suo luogo: la Polonia rinata dalla distruzione plurisecolare, schiavizzata dal nazismo, passata per la Shoah, parte integrante del sistema comunista ma dalla profonda tradizione religiosa. Poi, dal 1978, il suo messianismo mistico si apre al mondo: Occidente, Terzo Mondo, cattolicesimo in crisi, altre religioni, secolarizzazione. Poco catalogabile (progressista o conservatore?) Wojtyła è uno degli uomini chiave del Novecento: combatte il sistema di Jalta, incarna la rinascita religiosa, lotta contro la guerra di Bush (padre e figlio), si fa carico del mondo povero, crede nell'Europa unita, rilancia l'dentità cattolica, si misura con il capitalismo globalizzato dopo l'89. I suoi funerali, nel 2005, unici nella storia dei papi, dimostrano il suo carisma, ancora da interpretare.
I volti del potere - Donne e uomini di fronte al potere book cover
#44

I volti del potere - Donne e uomini di fronte al potere

2019

Caterina da Siena, Giovanna d'Arco, Elisabetta d'Inghilterra, Caterina de' Medici, Cristina di Svezia, Margaret Tatcher, Benazir Bhutto: nei corridoi del potere come nei templi della santità e dell'eroismo non mancano le grandi figure femminili. Eppure sono in netta minoranza rispetto agli uomini. Perché? Si tratta di un'omissione della storia o le "grandi donne" sono davvero così poche? Dietro l'apparente complementarietà che assegna tradizionalmente agli uomini la sfera del pubblico e alle donne quella del privato si nasconde una semplice divisione dei ruoli o piuttosto il testardo rifiuto di riconoscere loro le capacità necessaria alla direzione della cosa pubblica? Il potere politico non è che una delle forme del potere. Le donne ne hanno altri, alcuni caratterizzati nella tradizione come occulti, notturni, circondati da un'aura di maleficio. Perché ovunque, democrazie occidentali incluse, le donne hanno incontrato enormi difficoltà per ottenere pari diritti politici rispetto agli uomini, dal diritto di voto fino alla possibilità di candidarsi e venire elette? Qual è la situazione oggi? Le donne hanno saputo rivendicare e ottenere l'accesso al potere svincolandosi dalla discriminazione di genere? E qual è la situazione, dove l'idea dell'uguaglianza fra i sessi è nata e dove ha tanto lungamente stentato a tradursi in realtà?
Il mondo a Roma - Roma dei pellegrini book cover
#46

Il mondo a Roma - Roma dei pellegrini

2019

"La nuova Gerusalemme, la teca in cui sono esposti i martiri di Dio": questa è Roma per il pellegrino medievale che incise queste parole in un graffito. Roma è la città del papa, depositaria dell'ordine e della sapienza del passato cristiano, la città scrigno di preziosissime reliquie, dove il visitatore poteva venerare i santi, assistere alle meravigliose cerimonie religiose, guadagnarsi le indulgenze sempre più generose concesse ai pellegrini ed essere liberato da tutte le pene accumulate con i propri peccati da scontare in purgatorio. Ma Roma affascina anche per le sue immense rovine classiche, testimonianza di un passato glorioso che contrasta amaramente con la modestia della città medievale.
Il mondo a Roma - Roma del Grand Tour. Gli artisti book cover
#47

Il mondo a Roma - Roma del Grand Tour. Gli artisti

2019

Nato come viaggio di iniziazione e rito di passaggio per i rampolli dell'aristocrazia europea, il Grand Tour tocca il suo apogeo nel primo Ottocento, quando la passione per l'Antico rende l'Italia - e Roma in particolare - la meta di un pellegrinaggio laico. Come in ogni pellegrinaggio che si rispetti, chi l'ha compiuto sente il bisogno di riportare con sé segni tangibili della propria rinascita culturale nel segno dell'Antico e del Bello. Per soddisfare la domanda di questo esercito di compratori, Roma appresta un formidabile stuolo di artisti che sa incrementare e diversificare la propria offerta, ricorrendo a tecniche e a modalità produttive ben collaudate e a nuove invenzioni.
Il mondo a Roma. Roma del Grand Tour book cover
#48

Il mondo a Roma. Roma del Grand Tour

gli scrittori

2019

Sulla facciata di una casa a Londra, spicca la scritta: "Dickens non ha dormito qui". Lo stesso potremmo dire rispetto a Roma per gli scrittori europei dal Settecento ad oggi. Non c'è praticamente drammaturgo, poeta o romanziere che non abbia passeggiato fra le sue strade, lasciando traccia di tale esperienza in opere, lettere, appunti. Com'è ovvio, le reazioni a quel viaggio appaiono estremamente disparate e contrastanti. Forse, però, nessuno avrebbe dissentito da quanto osservò Julien Gracq, quando arrivò definire la Città Eterna come "una macchina per ripercorrere il tempo".
Il mondo a Roma - La Roma di Liedholm e Falcao book cover
#49

Il mondo a Roma - La Roma di Liedholm e Falcao

2019

Il concilio, tutti ne hanno una opinione, tutti ne hanno una storia: il vento che scuote i panni vecchi della Chiesa; l'inizio della fine; il grande rischio corso; la grande opportunità mancata. Ma la storia del concilio è qualcosa d'altro: è una sequenza di enorme complessità, una partitura a cinquemila voci, un suono che raccoglie secoli di attesa e si proietta nel futuro. Un concilio senza condanne e senza dogmi, diceva papa Giovanni: come fosse una cosa facile. Ma proprio quel vecchio papa aveva capito che i tempi che cambiavano richiedevano una risposta alta.
Crisi e rivoluzione. 1348 book cover
#51

Crisi e rivoluzione. 1348

la peste nera e la crisi del Trecento

2019

Fino all'inizio del XIV secolo il Medioevo europeo registra una crescita demografica e urbana, del commercio e della tecnica. Ma l'aumento della popolazione provoca una domanda alimentare superiore all'offerta e si avvertono i segni della crisi. Poi, a metà del secolo, un terribile flagello si abbatte sul Vecchio Continente: nel giro di pochi anni la peste riduce di un terzo circa la popolazione. È l’apice di una crisi profonda che trasforma radicalmente il paesaggio e l'economia e provoca aspri conflitti tra Stati. Ne sono un esempio la guerra dei Cent'anni tra Francia e Inghilterra e le rivolte operaie come quella dei Ciompi a Firenze. Ma è anche l'inizio di un'età nuova che registra l'aumento dei salari e l'introduzione di nuove produzioni, di nuove scoperte e nuove prospettive in ogni campo.
Crisi e rivoluzione. 1610 book cover
#53

Crisi e rivoluzione. 1610

il mondo nuovo di Galileo

2019

A metà marzo 1610 Galileo pubblica il "Sidereus Nuncius", l'opera che annuncia una serie straordinaria di novità celesti che avrebbero inferto un colpo definitivo alla concezione geometrica dell'universo elaborata da Aristotele e sistematizzata da Tolomeo. Le scoperte galileiane, ottenute col supporto essenziale del cannocchiale, contribuiscono all'affermazione della teoria eliocentrica delineata da Copernico nel suo "De revolutionibus orbium coelestium" del 1543. Il drammatico cambiamento di scenario segna l'inizio di un'età nuova - animata da personalità di straordinaria caratura intellettuale, quali Keplero, Cartesio, Newton - nella quale sono rimessi in questione non solo i principi della cosmologia ma anche quelli della fisica e della filosofia, della religione e dell'antropologia. Le grandi conquiste della scienza prospettano esiti straordinariamente promettenti anche sul piano delle applicazioni pratiche. La scoperta galileiana dei satelliti di Giove sembra, ad esempio, rendere possibile dare soluzione al drammatico problema della determinazione della longitudine in mare.
Crisi e rivoluzione - 1733. La prima macchina tessile e la rivoluzione industriale book cover
#54

Crisi e rivoluzione - 1733. La prima macchina tessile e la rivoluzione industriale

2019

1733, John Kay brevetta in Inghilterra la spoletta volante che consente di accelerare le operazioni di tessitura e ridurre la manodopera. È a quella data che si fa risalire l'inizio della Rivoluzione industriale. Anche se l'invenzione non ha larga diffusione per vari anni e non permette di rendere subito più spedito l'andamento dell'intero ciclo produttivo, sta di fatto che la spoletta volante inaugura l'era della meccanizzazione, segnata da successive innovazioni tecniche in altri settori d'attività e, nell'ultimo ventennio del Settecento, dalle prime applicazioni della macchina a vapore di James Watt. Ma se l'Inghilterra diviene così la culla della Rivoluzione industriale, ossia del fenomeno che sta all'origine del mondo contemporaneo, altri concomitanti mutamenti di ordine strutturale concorrono a un rapido sviluppo, in campo agricolo e nel commercio con l'estero, sul versante culturale e politico-sociale.
Crisi e rivoluzione. 1793 book cover
#55

Crisi e rivoluzione. 1793

L'arresto dei Girondini e la crisi della rivoluzione

2019

Il 2 giugno del 1793 la Convenzione, da tre giorni in seduta permanente nelle Tuileries, già reggia dei sovrani di Francia, tenta di rompere l'assedio delle sezioni sanculotte parigine ma viene respinta dal popolo in armi. Poco dopo, i ventidue deputati girondini, considerati nemici dalla Comune, vengono espulsi dalla fazione giacobina e arrestati. È un passaggio drammatico e decisivo della Rivoluzione francese, oggetto di interpretazioni storiche diverse e che richiama alla memoria altri episodi decisivi, come lo scioglimento nel 1918 da parte di Lenin della Costituente russa appena eletta. Quel 2 giugno del 1793, ben prima della caduta di Robespierre o del colpo di Stato del Bonaparte, ha inizio la crisi della Rivoluzione.
Crisi e rivoluzione - 1848. L'Europa delle barricate book cover
#56

Crisi e rivoluzione - 1848. L'Europa delle barricate

2019

L'Europa moderna, nata con le grandi monarchie, tra guerre, conflitti religiosi, contese dinastiche, crisi sociali, e cresciuta nel rigoglio delle lettere, delle arti e della scienza, e nella rete della rivoluzione industriale, questa Europa solo nel 1848 trova finalmente una voce comune e un sentimento condiviso: il desiderio di libertà dei popoli. La ventata di rivoluzioni politiche, le barricate di Parigi, Berlino, Milano, Vienna, Monaco, Budapest, Napoli, Palermo, le rivolte in Svezia, in Valacchia, a Cracovia, nella Posnania, le repubbliche di Roma e di Venezia, le idee, i progetti, le proteste: tutto un mondo che si risveglia e che unisce borghesi e proletari, liberali e operai, repubblicani, "comunisti" e cattolici progressisti, nella richiesta di diritti, di solidarietà e di giustizia. Ne seguiranno stragi, guerre perdute, disfatte in tutti i campi, processi e patiboli: una grande delusione. Ma il 1848 resta nella storia come il tempo magico e eterno di un'Europa unita nell'attesa di una umanità nuova.
Crisi e rivoluzione - 1943-1945. Dalla crisi del fascismo alla liberazione book cover
#57

Crisi e rivoluzione - 1943-1945. Dalla crisi del fascismo alla liberazione

2019

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo destituisce Mussolini e il re Vittorio Emanuele III lo fa arrestare. Ventuno mesi dopo, il 25 aprile 1945, l'insurrezione partigiana e l'avanzata degli Alleati sanciscono la Liberazione. Dalla caduta del fascismo all'armistizio, dall'occupazione nazista alla guerra civile, il biennio 1943-45 è scandito da una sequenza drammatica di avvenimenti, decisivi per la storia nazionale. Dopo un ventennio di dittatura, l'Italia si ritrova divisa, devastata da una guerra totale, sull'orlo della dissoluzione istituzionale. Ma la resistenza all'occupazione nazista diviene l'inizio di una reazione che cambierà il futuro del paese. In quegli anni rinasce la società civile, si riformano i partiti, emergono idee e valori che costituiranno i fondamenti della Repubblica.
Crisi e rivoluzione - 1989-1991. La crisi del socialismo e la nuova Europa book cover
#58

Crisi e rivoluzione - 1989-1991. La crisi del socialismo e la nuova Europa

2019

Nel 1985 prende il potere in Urss un gruppo riformatore dalla volontà chiara ma dalle idee confuse. La prima è figlia della consapevolezza dell'innegabile degrado del sistema sovietico. Le seconde, generate invece dall'arretratezza e dal provincialismo culturali, sono però compensate da un alto profilo morale, simboleggiato dalla rinuncia a usare la forza. Nel 1988 la crisi si aggrava, e nei paesi in cui il sistema sovietico è frutto di imposizione si comincia a credere alle parole di diniego della forza, confermate dal ritiro dall'Afghanistan. La convinzione che muri e carri armati non ci sono più basta a far crollare regimi percepiti come illegittimi e scossi da crisi periodiche. Resta l'Unione sovietica, legittimata dalla vittoria del 1945. Ma l'aggravarsi della crisi e l'emergere delle nazionalità portano nel giro di due anni anche al crollo pacifico di un sistema che dalla forza è nato e della forza aveva fatto la sua bandiera. Finisce con esso anche la prima guerra mondiale, di cui l'Urss è figlia, e nasce tra grandi speranze, ma minata da elementi di crisi, una nuova Europa.
Il Viaggio - La libertà. Ulisse e i suoi compagni book cover
#59

Il Viaggio - La libertà. Ulisse e i suoi compagni

2019

Il viaggio - La curiosità. Darwin sul Beagle book cover
#64

Il viaggio - La curiosità. Darwin sul Beagle

2019

Il viaggio di Darwin fu un'esperienza unica nella storia della scienza: una rivoluzione scientifica nata per mare, dopo che un giovane geologo e naturalista si era imbarcato quasi per caso nel 1831 su un brigantino di Sua Maestà diretto nei Mari del Sud. Cinque anni di mal di mare, di osservazioni meticolose, di strani esperimenti antropologici e di pensieri ancora embrionali. Nessuna illuminazione improvvisa incontrando iguana, fringuelli e testuggini. Solo molti dubbi, qualche buona domanda, tanta curiosità e la capacità di collegare fatti sparsi. Il resto verrà dopo, al ritorno a Londra, quando inizierà un secondo viaggio, tutto mentale, durante il quale Darwin, anche attraverso gli occhi degli altri, capì cosa aveva realmente visto.
1289. La battaglia di Campaldino book cover
#69

1289. La battaglia di Campaldino

2013

Sabato 11 giugno 1289. Nella piana che porta a Poppi, in località Campaldino, si affrontano l’armata aretina dei Ghibellini e quella fiorentina dei Guelfi. Tra le sue file, un giovane cavaliere, Dante Alighieri, combatte come guelfo bianco. Forse l'immagine del Sommo Poeta a cavallo, con la cotta di maglia, la testa chiusa nell'elmo di ferro e la spada in pugno non appartiene al più diffuso immaginario dantesco, certo però è che se molti hanno sentito nominare quella battaglia, il merito va alla Divina Commedia. Ma Campaldino ha un'importanza centrale per il medievista e non solo perché la vittoria dei fiorentini sancisce l’egemonia del guelfismo in Italia e di Firenze sul resto della Toscana. Grazie al racconto che ne fanno Dino Compagni e Giovanni Villani, Campaldino è infatti in assoluto una delle battaglie medievali che conosciamo meglio, osservatorio ideale per capire come si faceva la guerra nel Medioevo, dal reclutamento degli eserciti al processo decisionale che conduceva all'apertura di un conflitto, dalla pianificazione d’una campagna alla conduzione tattica d’uno scontro, fino alle tensioni sociali che attraversavano le forze armate, specchio, allora come oggi, delle contraddizioni d’una società.
1478. La congiura dei Pazzi book cover
#70

1478. La congiura dei Pazzi

2008

26 aprile 1478, messa in Duomo. Al momento del Santissimo due sicari si scagliano su Lorenzo e Giuliano de' Medici. Il primo trova riparo, il secondo cade sotto i colpi del pugnale. La 'congiura dei Pazzi' è scattata ma non porta i risultati sperati: nel giro di poche ore i corpi dei primi congiurati penzolano dalle finestre di Palazzo della Signoria. Per Lorenzo il Magnifico è l'inizio di un lungo braccio di ferro politico e diplomatico che alla fine lo vede vincitore. La congiura fallita ha una trama complessa e sono molti gli attori che si contendono la scena: per prima Firenze, città militarmente fragile ma forte per supremazia economica e finanziaria; e poi, il quadro mutevole delle alleanze, delle strategie matrimoniali, degli equilibri patrimoniali; il difficile rapporto tra poteri pubblici e poteri reali; i legami di parentela e di fedeltà; la mentalità: il dovere della vendetta, l'onore cavalleresco e il disonore del tradimento, l'amor di patria e lo spirito di parte, la gloria e la vergogna della damnatio memoriae. E, ancora: il potere di Lorenzo, le riforme varate nel nome della sicurezza, il più stretto legame tra controllo politico e interessi economici della famiglia Medici. Infine il ruolo nella memoria collettiva della città e il suo senso storico profondo - anche morale - nel contesto delle grandi congiure che hanno condizionato la storia.
1498. Savonarola dal falò delle vanità al rogo book cover
#71

1498. Savonarola dal falò delle vanità al rogo

2013

1498\. Processato 3 volte, torturato, condannato, il 23 maggio Girolamo Savonarola è impiccato e bruciato in piazza della Signoria, e le sue ceneri sparse in Arno. Eppure, sono passati pochi mesi dal secondo ‘falò delle vanità’, trionfo materiale e simbolico della riforma religiosa e civile del frate. Cos’è accaduto? Il domenicano arriva a Firenze nel 1489. Ha fama di implacabile rigore morale e tiene prediche affollatissime e visionarie: il castigo divino si abbatterà sulla città per la corruzione del clero e dei costumi, per la lussuria, l’idolatria, le credenze astrologiche, la sodomia, il lassismo, la simonia. La cerchia dei fedeli aumenta a dismisura e il carisma cresce: due anni dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, Savonarola è la guida religiosa e politica della Repubblica nata dalla sollevazione popolare contro i Medici. Firenze è per lui la nuova Gerusalemme, la costituzione repubblicana un momento del disegno divino di rinnovamento morale. Il suo rigore radicale si traduce in leggi; i ‘falò delle vanità’, tristemente famosi, bruciano carte e dadi da gioco, libri, abiti, specchi, cosmetici, gioielli, strumenti musicali. Sandro Botticelli vi brucia perfino alcuni suoi quadri. Ci vuole l'accusa di eresia e la scomunica di Alessandro VI a fermare il frate e ci vuole la minaccia di interdetto per fermare la città. È l’inizio della fine di Savonarola: la caduta sarà rapida e sensazionale quanto l’ascesa.
1513. Machiavelli, il carcere, Il Principe book cover
#72

1513. Machiavelli, il carcere, Il Principe

2013

1513: Firenze è per l'ennesima volta al centro di una temperie politica. Si è appena chiusa, con l'appoggio di Giulio II, la parentesi repubblicana della città iniziata nel 1494 con la caduta medicea, in cui tanta parte avevano avuto le predicazioni del Savonarola. I figli di Lorenzo il Magnifico, Giovanni dei Medici (ormai prossimo al soglio pontificio con il nome di Leone X) e suo fratello Giuliano si impegnano a consolidare il potere riacquisito, a sedare le tensioni, a rappacificare le fazioni. Ma in città lo spirito repubblicano è ancora proprio durante gli splendidi festeggiamenti del Carnevale, indetti quell'anno per il loro ritorno, è scoperto un complotto antimediceo. Tra i congiurati c'è anche Niccolò catturato e torturato, gli viene fatta salva la vita ma è condannato all'esilio. Dal suo ritiro, in quell'anno, il grande fiorentino compone Il Principe e mette mano ai Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio. Perché scrivere - quasi contemporaneamente - un'opera per insegnare a un principe nuovo come rafforzare il suo Stato e un'altra che spiega, sull'esempio dei romani antichi, come riportare in vita e conservare una libera repubblica? Interrogativi su cui gli storici hanno di recente gettato nuova luce e messo in questione interpretazioni consolidate. Vale davvero la pena tornare a quel 1513, per capire non solo la storia di Firenze ma anche la storia d'Italia.
Gli anni di Firenze - 1632. Galileo, la terra, la luna book cover
#73

Gli anni di Firenze - 1632. Galileo, la terra, la luna

2013

1632: i censori del Sant'Uffizio concedono l'imprimatur e passa alle stampe a Firenze la sistematica, minuziosa, implacabile distruzione della tradizionale visione del cosmo. Non è infatti solo una raccolta di teorie quel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo". C'è chi dice, in quegli anni, che sono cadute le muraglie del mondo, e chi invece afferma che è crollata per sempre ogni possibile certezza. Cosa vede Galileo quando guarda la superficie della Luna? Vede che la Luna non è (come si credeva da millenni) una perfetta sfera lucida, ma un'altra Terra e questo appare assurdo, inaccettabile. Affermare teorie nuove vuole dire consegnarne alla dimenticanza altre, saldamente connesse a una tradizionale immagine del mondo, mutare l'identità di oggetti che sembrano conosciuti da sempre. Dietro la complicata macchina costruita da Aristotele e da Tolomeo stava qualcosa che gli uomini hanno pensato da quando, per la prima volta, hanno alzato gli occhi verso il cielo stellato. Il cosiddetto universo a due sfere era duplice: c'è il mondo terreno compreso entro la sfera della Luna che è il mondo del consumarsi e del finire delle cose, della malattia e della morte, del non sapere del futuro. Sopra la sfera della Luna c'è il mondo celeste dove non ci sono variazioni ma solo regolarità dei moti, dove nulla nasce e nulla si corrompe, ma tutto è immutabile ed eterno.
1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo book cover
#74

1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo

2013

«Con la più grande soddisfazione del Nostro paterno cuore abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene congiunta con la più esatta vigilanza \[.\] invece di accrescere il numero dei Delitti ha considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi gli atroci, e quindi Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di Morte \[.\], eliminato affatto l'uso della Tortura \[.\] e fissando le pene proporzionate ai Delitti, \[.\]»: ci sono documenti che parlano da soli. Uno di questi è l'editto del novembre 1786 con cui l'illuminato Pietro Leopoldo (Granduca di Toscana dal 1765 al 1790, quando succede al fratello Giuseppe II alla guida dell'Impero) promulga il nuovo Codice criminale, poi detto toscano o leopoldino, abolendo, per la prima volta nella storia degli Stati moderni, la pena di morte, la tortura, il delitto di lesa maestà e la confisca dei beni del condannato. Degli strumenti di tortura e di esecuzione capitale non doveva neanche rimanere non se ne salvò uno dal rogo acceso nel cortile del Bargello. La riforma criminale di Pietro Leopoldo si colloca nel contesto di un progetto di riforma più ampia dello Stato e della società civile, che si ispira a Beccaria, ai fisiocratici e a Filangieri, ma anche agli echi della Rivoluzione americana, e si propone come un'originale evoluzione dall'assolutismo illuminato al costituzionalismo.
Gli anni di Firenze - 1864. L'Italia a Firenze book cover
#75

Gli anni di Firenze - 1864. L'Italia a Firenze

2013

15 settembre 1864: a tre anni dall'unificazione, la capitale del nuovo Stato fu trasferita da Torino a Firenze. Città provinciale e cosmopolita, Firenze fu vista come una buona mediazione tra le rigidità piemontesi e la sfida che si voleva portare a Roma, ancora saldamente nelle mani del papa. L'evento ebbe un forte peso istituzionale e un significativo impatto simbolico. Anche se per Firenze fu solo una reggenza di pochi anni (fino al 20 settembre 1870, quando capitale d'Italia diventò Roma), gli effetti sulla città furono tutt'altro che lievi. Mentre, sulle orme delle altre capitali europee, un piano di ampliamento intervenne sul profilo urbano e l'antico fece spazio ai nuovi grandi luoghi della celebrazione, il tessuto sociale stesso di Firenze subì una profonda trasformazione, si aprì ad accogliere la moderna borghesia italiana e a proiettarsi su scenari più ampi e del tutto nuovi. Senza rinunciare al loro orgoglio regionale, i suoi migliori esponenti si fecero classe dirigente nazionale, la città si aprì a nuova e più ariosa socialità, visse inediti fermenti politici, vide nascere importanti iniziative editoriali e giornalistiche e si trasformò in un laboratorio di idee, di cultura e di progetti di governo destinati a durare nel tempo.
Gli anni di Firenze - 1908. Firenze capitale delle avanguardie book cover
#76

Gli anni di Firenze - 1908. Firenze capitale delle avanguardie

2013

1958. Don Milani nella Firenze di La Pira book cover
#77

1958. Don Milani nella Firenze di La Pira

2013

Se fosse vivo avrebbe ancora la tonaca, come una divisa antiborghese, e sarebbe di tre anni più vecchio del papa. Lo si riconoscerebbe a orecchio, per l’inconfondibile uso della parola. Una parola infuocata, violenta, esigente, viva di tutti i registri. La parola di un uomo che dalla vocazione aveva ricavato un assoluto di verità e rifuggiva da ogni mediazione. Don Lorenzo Milani è la presa di distanza violenta: da un mondo conosciuto nell’infanzia, dalla realtà alto-borghese di una famiglia potente e intellettuale. Arriva alla religione e si fa prete contro tutto e tutti e da giovane cappellano a San Donato sperimenta sulla sua pelle la commistione fra fede e politica, che in quegli anni - tra guerra fredda e autoritarismo di Pio XII - tutti, proprio tutti, giudicano normale. Lui no: e la combatte dalle stanze della ‘scuola popolare’ che ha fondato per raggiungere i giovani, comunisti inclusi, e conquistarli al piacere di sapere. La combatte dal pulpito, da cui dispensa consigli elettorali. E infine la combatte dalle pagine di un libro anomalo, le Esperienze pastorali, un testamento steso quando quell’esperienza è stata troncata e il suo protagonista è ormai in esilio a Barbiana. Ma nemmeno da lì si riesce a zittirlo. Proprio a Barbiana Don Milani fa la sua esperienza più forte: costruisce dal nulla e nel nulla la sua irripetibile scuola.
I miti di fondazione book cover
#78

I miti di fondazione

2011

A proposito della nascita di Milano, numerose fonti letterarie raccontano che nel VI secolo a.C. Ambigato, re dei Celti, mandò suo nipote Belloveso al di qua delle Alpi in cerca di nuove terre, e che questi, arrivando nella pianura Padana in un luogo non lontano dal Ticino, vi fondò una città chiamata Medhelan. Il sito gli venne indicato da una scrofa semilanuta, il cui arrivo era stato predetto da un oracolo. Che valore possiamo dare a questi racconti? Sono pura fantasia o invece, seppure in forme simboliche, riprendono fatti realmente accaduti intrecciandoli con materiale mitologico e dando origine a un mito di fondazione? E a cosa serve un mito di fondazione? Per provare a rispondere, si deve ricordare che la questione delle origini di una città ha a che vedere con il piano della verità storica e, insieme, con l'invenzione di una tradizione: in altre parole, per una città ricostruire il proprio passato serve anche, e soprattutto, a costruire e a rappresentare il senso di sé. A questo sono intesi i miti di fondazione, quello ad esempio delle origini troiane di Roma, o quello relativo alla costruzione del cosiddetto miracolo greco e, appunto, quello della scrofa semilanuta: a delineare un ideologia in grado di rafforzare il senso dell'appartenenza alla comunità politica. Perché l'identità di una città, non meno che quella di una nazione, è un processo in continuo divenire.
7 dicembre 374 book cover
#79

7 dicembre 374

Ambrogio vescovo di Milano

2012

Ambrogio arriva a Milano nel 370: è un funzionario imperiale, nato a Treviri ma educato a Roma secondo i costumi della aristocrazia del tempo, cristiano ma non battezzato. La città, invece, è una delle capitali dell'Impero romano, splendido crocevia di strade tra il Mediterraneo, ch'è ancora centro del mondo, e il limes nordoccidentale, al di là del quale premono i popoli germanici, mentre da est già urgono nuove e più temibili spinte. Quattro anni dopo, alla morte del vescovo Aussenzio, il clima in cui il clero e i fedeli della diocesi avrebbero dovuto eleggere il suo successore è infuocato da una polemica teologica che cela un conflitto di poteri. Per prevenire i disordini che molti si aspettano, Ambrogio si reca nella basilica dove l'assemblea è riunita e invita dal presbiterio il popolo alla calma. All'improvviso, secondo la tradizione, si leva un «Ambrogio vescovo!». Forse è uno scherzo, ma viene preso molto sul serio. Precipitosamente confermato dall'imperatore Valentiniano e battezzato, Ambrogio regge la cattedra mediolanense per quasi un quarto di secolo, con saggezza e rigore inflessibili, senza paura di opporsi neppure al potere imperiale. È l'anima della definitiva vittoria del cristianesimo atanasiano sull'arianesimo e sul paganesimo e s'impone come uno dei fondatori dell'impero cristiano e della cultura dell'Occidente medievale.
29 maggio 1176. Barbarossa sconfitto a Legnano book cover
#80

29 maggio 1176. Barbarossa sconfitto a Legnano

2012

Quando il giovane ed energico Federico Barbarossa viene incoronato re d’Italia a Monza nel 1155, non immagina certo quello che il futuro gli riserva. Sa che per l’inerzia dei suoi predecessori le città della Lombardia, nome con il quale s’intende l’intera pianura padana, si sono abituate a governarsi da sole, a farsi la guerra per promuovere gli interessi commerciali dei loro mercanti, e persino a battere moneta; ma d’ora in poi le cose cambieranno. L’anno prima, a Roncaglia, gli specialisti di diritto romano convocati dal Barbarossa avevano confermato che a lui spettava il potere pubblico su tutto il regno, e tutti erano tenuti a ubbidirgli; dovunque in Europa, del resto, il senso dello stato e il dovere dell’obbedienza al re stanno tornando in vigore, dopo essere stati a lungo in declino. Ma Milano è troppo popolosa e troppo ricca per accettare di rinunciare alla sua autonomia. Dopo vent’anni di guerra quasi ininterrotta, punteggiata da reciproche atrocità, il Barbarossa viene sconfitto dai Milanesi a Legnano, e il suo tentativo di modernizzazione è archiviato per ancora a lungo, l’Italia non è destinata ad essere una monarchia unitaria, ma un coacervo di sfere d’influenza cittadine perennemente in contrasto fra loro.
9 Febbraio 1498. Il Cenacolo Svelato book cover
#81

9 Febbraio 1498. Il Cenacolo Svelato

2012

L’incontro fra Leonardo e Milano è senz’altro uno dei meglio riusciti nella storia dell’arte moderna, e il Cenacolo è solo uno dei capolavori che il genio fiorentino realizza negli anni della sua permanenza alla corte di Lodovico il Moro. Svelato il 9 febbraio del 1498, la pittura murale che decora il refettorio dei domenicani di Santa Maria delle Grazie diventa immediatamente oggetto di universale ammirazione, per la maestria del tocco dell’artista e per la sua capacità di dare profondità psicologica ai personaggi, ma anche di molteplici interventi conservativi, poiché la tecnica impiegata ne mette da subito a repentaglio l’esistenza. Un dipinto capace ancora oggi di affascinare gli spettatori e su cui da sempre si appuntano le più fantasiose interpretazioni. La Milano dello scorcio del secolo XV è del resto all’avanguardia nell’arte e nell’architettura: grazie alla presenza simultanea di Leonardo e di Bramante, responsabili di una svolta capitale nella storia dell’arte occidentale, essa è il teatro in cui si forma la “maniera moderna” e dove si fondono i linguaggi delle scuole artistiche locali. È qui che l’arte diviene a pieno titolo ‘Arte italiana’: un raffinato scenario intellettuale e culturale, oltre che artistico, sul cui sfondo già si profila l’ombra delle guerre d’Italia, che di lì a poco determineranno la fine dell’indipendenza del Ducato.
1° novembre 1535 - 19 dicembre 1548. Dagli Sforza agli Asburgo di Spagna book cover
#82

1° novembre 1535 - 19 dicembre 1548. Dagli Sforza agli Asburgo di Spagna

2012

1 novembre 1535 - 19 dicembre 1548: fra queste due date, che segnano l’una la morte senza eredi di Francesco II Sforza e l’altra l’ingresso trionfale di Filippo II a Milano, si compie la parabola del Ducato da stato autonomo a periferia della Spagna. L’estinzione della dinastia milanese apre infatti un vuoto di potere legittimo di cui profitta Carlo V, sovrano del Sacro Romano Impero, per impossessarsi della città e trasmetterla poi al figlio ed erede Filippo II, re di Spagna. Ma la perdita, definitiva, della sua indipendenza non provoca affatto l’eclisse civile della metropoli lombarda. Benché infatti dell’età spagnola si tenda a ricordare solo le pesti, le guerre, le carestie e le ingiustizie, in quei centosettant’anni Milano resta un importante snodo strategico e militare e mostra una grande vitalità economica, culturale ed artistica. I suoi ceti dirigenti, inoltre, instaurano con il governo spagnolo un rapporto di fattiva collaborazione, capace in alcuni casi di condizionare il potere regio e di assicurare ampi margini informali di autonomia locale. Se è vero allora che in quegli stessi decenni altre città italiane, come Venezia, Roma, Genova, Firenze e Torino, restano indipendenti, è vero anche che, nel suo diverso destino, Milano impara ad avere a che fare con un potere lontano e a crescere adattandosi alla mutevolezza dei contesti europei in cui di volta in volta si ritrova.
1° giugno 1764. La nascita del «Caffè» book cover
#83

1° giugno 1764. La nascita del «Caffè»

2012

"Cos'è questo Caffè? È un foglio di stampa che si pubblicherà ogni dieci giorni. Cosa conterrà questo foglio di stampa? Cose varie, disparatissime, inedite, fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità. Va bene: ma con quale stile saranno scritti questi fogli? Con ogni stile che non annoi. Qual fine vi ha fatto nascere un tal progetto? Il fine d'una aggradevole occupazione per noi, di far quel bene che possiamo alla nostra patria, di spargere utili cognizioni fra i nostri cittadini". Con queste parole, il 1 giugno 1764 "Il Caffè" si presenta al pubblico: una battagliera dichiarazione d’intenti, a cui il periodico resterà poi sempre fedele. Nelle sue pagine, infatti, si alternano le firme di un gruppo di giovani intellettuali, tra cui Cesare Beccaria, Pietro e Alessandro Verri, in aperta rivolta contro il mondo conservatore dei padri, di cui sono intenzionati a spazzare via anacronismi e pregiudizi. Dall'economia ai costumi, dal diritto alle scienze, dalla letteratura, al teatro, alla filosofia, non c'è argomento con il quale essi non si misurino, armati del più fiero spirito critico e della volontà di affermare quella libertà civile ed economica che anche nel resto d'Europa si sta diffondendo. Strettamente legato alla cultura d'Oltralpe, che riprende, discute e diffonde, "Il Caffè" conquista in breve un'ampia autorevolezza ed è ancora oggi noto come la più prestigiosa rivista dell'Illuminismo lombardo.
I giorni di Milano - 26 maggio 1805. Bonaparte incoronato in Duomo book cover
#84

I giorni di Milano - 26 maggio 1805. Bonaparte incoronato in Duomo

2012

26 maggio 1805: dopo l'incoronazione a imperatore dei francesi, avvenuta nella cattedrale di Nôtre Dame a Parigi il 2 dicembre dell'anno precedente, Napoleone celebra il suo insediamento sul trono del Regno d'Italia. È una cerimonia ancora più solenne di quella parigina, nella quale Napoleone si cinge di ben tre corone: il diadema imperiale francese, la nuova corona reale d'Italia e la corona ferrea attribuita ai re longobardi, senza contare la presenza della cosiddetta corona di Carlo Magno (in realtà una copia di quella che i re di Francia ricevevano il giorno del loro insediamento). Per l'occasione, il Duomo si trasforma nel palcoscenico di una imponente autorappresentazione del potere, che deve servire ad accreditare Bonaparte e il suo ancor giovane impero al pari delle più antiche monarchie europee. Sul piano della politica concreta, l'incoronazione segna la definitiva investitura di Milano a capitale del Regno d'Italia. Nell'età napoleonica, la città diventa un fervido laboratorio culturale e politico, animato anche da numerosi patrioti giunti da altre parti d'Italia, fondamentale non solo per la nascita della Milano moderna ma anche per la vicenda politica risorgimentale italiana. In seguito, in ossequio al nascente nazionalismo, le classi dirigenti cittadine avranno tuttavia cura di distinguersi da quella stagione politica, rifiutando ogni diretto riferimento alla trascorsa vicenda napoleonica.
18-22 marzo 1848. Le Cinque Giornate book cover
#85

18-22 marzo 1848. Le Cinque Giornate

2011

Il 18 marzo 1848 il palazzo del governo viene assaltato e conquistato da un gruppo di cittadini in armi. Seguono cinque giorni di scontri durissimi ─ quattrocento milanesi cadono sulle barricate costruite strada per strada dagli insorti ─ al termine dei quali le truppe austriache comandate dal generale Radetzky sono costrette a lasciare Milano. Si insedia un consiglio di guerra, guidato dal democratico e federalista Carlo Cattaneo. Il giorno dopo il Piemonte di Carlo Alberto dichiara guerra allimpero austroungarico, seguito a breve da Ferdinando di Borbone, Leopoldo di Toscana e dal Papa, Pio IX.Milano si trova così al centro di una stagione decisiva ─ la primavera dei portenti, come la definirà Alessandro Manzoni ─ per lintero equilibrio europeo: un sommovimento partito a febbraio da Parigi, che in poche settimane si propaga a Vienna, Praga, Berlino e altre capitali del Vecchio Continente. Gli ideali liberali e democratici, la spinta nazionale e federale animano un ampio fronte politico e sociale composto da aristocratici e borghesi, artigiani e operai.Come spesso è successo nella storia dItalia, anche nel Risorgimento Milano anticipa il corso degli eventi e lo sviluppo delle nuove idee, a partire dal federalismo. Le manca però la capacità di sfruttare fino in fondo la sua forza innovatrice. Cosicché, quando prenderà forma il nuovo Stato italiano, altre città della penisola assumeranno un ruolo politico prevalente.
I giorni di Milano - 28 aprile 1906. L'Esposizione internazionale book cover
#86

I giorni di Milano - 28 aprile 1906. L'Esposizione internazionale

2012

Pur con qualche intoppo e sotto una pioggia torrenziale, quello dell'apertura dell'Esposizione internazionale è un giorno di festa: alla presenza del re, della regina e di ministri e capi di stato di molti paesi, i visitatori possono finalmente accedere all'area di 980000 metri quadrati fra la Piazza d'Armi e il Parco Sempione, collegati da una ferrovia elettrica sopraelevata, ed entrare negli oltre 200 edifici e padiglioni. Celebrata dalla stampa dell'epoca come "uno di quei miracoli di volontà che tornano ad onore della capitale lombarda e di tutta l'Italia", l'Esposizione del 1906, da un lato, rappresenta l'esaltazione della modernità e, dall'altro, esprime e dà forma alla volontà di Milano di proporsi come capitale economica (e dunque, in un certo senso, anche come "capitale morale") d'Italia, mostrando le sue capacità imprenditoriali, produttive, commerciali e organizzative. Milano e la Lombardia sono del resto già all'inizio del Novecento il fulcro economico del Paese, la parte d'Italia più pienamente integrata nella cornice europea, e l'Esposizione del 1906 vuol essere l'immagine visibile di questa realtà. Accanto alla celebrazione della borghesia lombarda e del suo saper fare compare per la prima volta anche il lavoro organizzato. Con una significativa scelta dei tempi, è proprio nei mesi dell'Esposizione, visitata da rappresentanze operaie organizzate, che viene fondata a Milano la Confederazione generale del lavoro.
25 aprile 1945 book cover
#87

25 aprile 1945

2012

Tratto da “I giorni di Milano”.
Guerre civili - Firenze. Guelfi e Ghibellini book cover
#91

Guerre civili - Firenze. Guelfi e Ghibellini

Lezioni di Storia

2019

"Dovunque sorga una controversia, lì deve esistere la possibilità di giudizio" scrive Dante nella "Monarchia", mentre nell'Italia del Trecento, ovunque nasca una controversia non esiste alcuna possibilità di ottenere giustizia perché due sono i poteri e due solo le parti destinate a restare sempre in bilico, in un eterno braccio di ferro. Con i Guelfi e i Ghibellini, per il Papa o per l'Impero, ma quasi mai per un diverso modo di vedere il mondo, quasi sempre e solo per opportunità e contingenza. Guelfi e Ghibellini, due entità amorfe, mobili, dilatabili, imprevedibili come la ruota della Fortuna, come la ruota dei Cerchi e dei Donati, destinati ad andare sempre in tondo, in un continuo avvicendarsi tra perseguitati e persecutori, tra vittime e carnefici. Dal recesso inascoltato del loro "esilio", due scrittori, Dante Alighieri e Dino Compagni, ci portano nell'Inferno della Firenze dei Guelfi e dei Ghibellini, facendoci sentire l'odore del sangue e della paura.
Guerre civili - Parigi. Cattolici contro Ugonotti book cover
#92

Guerre civili - Parigi. Cattolici contro Ugonotti

Lezioni di Storia

2019

La strage di San Bartolomeo è il più celebre episodio delle guerre civili e religiose del Cinquecento. L'assassinio di migliaia di protestanti disarmati da parte di civili e militari cattolici, nell'agosto 1572, ha aperto un dibattito inesauribile per individuare le cause, i responsabili politici e morali, gli esecutori. Gli intellettuali illuministi videro in esso l'epitome degli orrori provocati dal fanatismo e dal pregiudizio. All'epoca, le reazioni all'evento furono però differenti. Da tutta Europa giunsero congratulazioni al giovane re Carlo IX, che si assunse la responsabilità politica della strage. Il papa fece coniare una medaglia commemorativa e commissionò a Giorgio Vasari degli affreschi celebrativi. La strage di San Bartolomeo solleva interrogativi di stringente attualità sulle relazioni tra religione e politica, le radici dell'intolleranza, le forme materiali e simboliche della violenza e della repressione del dissenso.
Guerre civili - America. Nord contro Sud book cover
#93

Guerre civili - America. Nord contro Sud

2019

La Guerra Civile americana era "civile" solo per gli unionisti del nord, che ritenevano gli Stati Uniti una nazione indivisibile e i secessionisti traditori dei loro concittadini e del governo legittimo. Per i dirigenti del sud si trattava invece di una guerra fra gli stati o per l'indipendenza meridionale; per loro gli Stati Uniti erano ancora una confederazione oppure, per alcuni, contenevano non una ma due nazioni distinte. E poi c'era il terzo protagonista del conflitto, gli afro-americani in gran parte schiavi, il 15% della popolazione; per loro quella era la guerra per l'abolizione della schiavitù. Che la guerra dovesse essere questo non era chiaro all'inizio delle ostilità, lo divenne più tardi per ragioni militari, per l'attivismo politico degli abolizionisti neri e bianchi e infine per la conversione alla causa del presidente Lincoln. La conquista della libertà nera fu il risultato più drammatico della guerra, così sconvolgente che i suoi effetti hanno continuato a farsi sentire fino a oggi.
Guerra 1914-1918 - Disfatta. I fallimenti di Caporetto book cover
#111

Guerra 1914-1918 - Disfatta. I fallimenti di Caporetto

2019

Nella Grande Guerra l'Italia compie uno sforzo organizzativo, industriale e umano sbalorditivo per un Paese così debole. Nel mondo, però, di quegli anni tutti ricordano un unico episodio, un episodio il cui nome ha assunto un valore etimologico strettamente collegato all'umiliazione: Caporetto. Ma di questo non possiamo incolpare gli altri; in quell'occasione è emersa l'altra faccia dell'Italia, un Paese sospeso fra modernità e arretratezza. Inefficienza, retorica, irresponsabilità della classe dirigente: retaggi da cui forse non siamo mai riusciti a liberarci.

Authors

Telmo Pievani
Telmo Pievani
Author · 8 books

Telmo (Dietelmo) Pievani nasce a Gazzaniga (BG) il 6 ottobre 1970. Si laurea in filosofia della scienza a Milano con Giulio Giorello, poi prosegue gli studi negli USA, lavorando con Ian Tattersal e Niles Eldredge nel campo della filosofia della biologia. Dal 2001 al 2012 insegna presso l'Università degli studi di Milano-Bicocca, e nel 2012 ottiene la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell'ateneo di Padova, dove insegna anche Antropologia. Oltre alle numerose pubblicazioni scientifiche, Pievani ha scritto opere di divulgazione molto apprezzate presso il grande pubblico e dedicate a tematiche evoluzionistiche e antropologiche. Ha curato la pubblicazione in italiano di opere dei principali filosofi della biologia (Richard Dawkins, Niles Eldredge, Stuart Kauffman, Ian Tattersal, Sean B. Carroll etc.) e di alcuni dei taccuini darwiniani. Collabora con quotidiani e riviste, tra cui il Corriere della Sera, La Stampa e Micromega, e tiene una rubrica bimestrale sulle Scienze, dedicata a scienza e filosofia. Dirige Pikaia, il portale italiano dell'evoluzione.

Lucio Villari
Lucio Villari
Author · 1 books

Lucio Villari (Bagnara Calabra, 1933) è uno storico italiano. E' stato docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre. Saggista, collabora con Rai Storia e con il quotidiano La Repubblica. Autore di numerosi libri ha concentrato il suo lavoro soprattutto su Europa e Stati Uniti nel periodo compreso fra il Settecento e il Novecento. Fra le sue pubblicazioni “L'insonnia del novecento” (2005), “Le avventure di un capitano d'industria” (2008), “Il capitalismo italiano del novecento” (1993), “La rivoluzione francese” (2008), “Bella e perduta, L'Italia del risorgimento” (2010), “America amara” (2015) e “Notturno italiano” (2016).

Franco Cardini
Franco Cardini
Author · 10 books

Franco Cardini (Firenze, 1940) è uno storico e saggista italiano. Laureato in storia medievale presso l’Università di Firenze attualmente è professore emerito presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali (Scuola Normale Superiore). Ha scritto numerosi libri e pubblicazioni.

Antonino De Francesco
Antonino De Francesco
Author · 1 books

Antonino De Francesco è ordinario di Storia moderna all'Università degli Studi di Milano, dove attualmente dirige il Dipartimento di studi storici. I suoi lavori fanno centro sull'epoca rivoluzionaria e napoleonica nonché sull'Ottocento politico italiano. È il direttore del Master di I Livello in Public History promosso dall’Università Statale di Milano e dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Maurizio Viroli
Maurizio Viroli
Author · 8 books
Maurizio Viroli is Professor Emeritus of Politics at Princeton University, Professor of Government at the University of Texas (Austin) and Professor of Political Communication at the University of Italian Switzerland (Lugano).
Alberto Mario Banti
Alberto Mario Banti
Author · 4 books
Nato nel 1957. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia e Civiltà all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Dal 1992 insegna Storia contemporanea all’Università di Pisa. Fra i suoi libri: La nazione del Risorgimento, Il Risorgimento italiano, L’età contemporanea. Dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo, L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo.
Emilio Gentile
Emilio Gentile
Author · 13 books

Emilio Gentile (born 1946 in Bojano) is an Italian historian specializing in the ideology and culture of fascism. Gentile is considered one of Italy's foremost cultural historians of fascist ideology. He studied under Renzo De Felice and wrote a book about him. Gentile is a professor at the Sapienza University of Rome. He considers fascism a form of political religion. He also applied the theory of political religion to the United States after the September 11 attacks.

Luciano Canfora
Luciano Canfora
Author · 14 books

Luciano Canfora (Bari, 1942) è un filologo classico, storico, saggista e accademico italiano. Canfora è figlio dello storico della filosofia Fabrizio Canfora e della latinista e grecista Rosa Cifarelli, entrambi docenti del prestigioso Liceo Ginnasio Quinto Orazio Flacco di Bari nonché antifascisti protagonisti della vita culturale e civile della città nel secondo dopoguerra. È professore emerito di filologia greca e latina presso l'Università di Bari e coordinatore scientifico della Scuola superiore di studi storici di San Marino. È membro dei comitati direttivi di diverse riviste, sia scientifiche sia di alta divulgazione, come il Journal of Classical Tradition di Boston, la spagnola Historia y crítica, la rivista italiana di alta divulgazione geopolitica Limes. È membro della Fondazione Istituto Gramsci e del comitato scientifico dell'Enciclopedia Treccani. Dirige inoltre, sin dal 1975, la rivista Quaderni di Storia (ed. Dedalo, Bari), la collana di testi La città antica presso l'editore Sellerio, la collana Paradosis per le edizioni Dedalo e la collana Historos per la Sandro Teti Editore.

Alessandro Barbero
Alessandro Barbero
Author · 34 books

Si laurea in lettere nel 1981 con una tesi in storia medievale all'Università di Torino. Successivamente perfeziona i suoi studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel 1984 vince il concorso per un posto di ricercatore in Storia Medievale all'Università degli studi di Roma "Tor Vergata". Nel 1996 vince il Premio Strega con il romanzo "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo". Dal 1998, in qualità di professore di Storia Medievale, insegna presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". Oltre a saggi storici, è anche scrittore di romanzi. Collabora con il quotidiano "La Stampa", e lo speciale "Tuttolibri", la rivista "Medioevo" e con l'inserto culturale del quotidiano "Il Sole 24 Ore". Dal 2007 collabora ad una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva "Superquark". Il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”.

Alessandro Portelli
Alessandro Portelli
Author · 7 books
Alessandro Portelli, nato a Roma nel 1942, è considerato tra i fondatori della storia orale. Professore di Letteratura angloamericana all’Università «La Sapienza» di Roma, ha fondato e presiede il circolo Gianni Bosio per la conoscenza critica e la presenza alternativa delle culture popolari. Collabora con la Casa della Memoria e della Storia di Roma e con «il manifesto», «Liberazione» e «l’Unità».
Adriano Prosperi
Adriano Prosperi
Author · 5 books
Adriano Prosperi, nato nel 1939, si è formato presso l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore, dove, negli stessi anni di Carlo Ginzburg e di Adriano Sofri, è stato allievo di Armando Saitta e Delio Cantimori. Ha insegnato Storia moderna presso l'Università della Calabria, l'Università di Bologna, l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore. È membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei. I suoi principali interessi di studio hanno riguardato la storia dell'Inquisizione romana, la storia dei movimenti ereticali nell'Italia del Cinquecento, la storia delle culture e delle mentalità tra Medioevo ed età moderna. Ha scritto per le pagine culturali del «Corriere della Sera»
Michelle Perrot
Michelle Perrot
Author · 9 books
Michelle Perrot is professor emeritus at Paris VII and one of France’s most distinguished cultural historians. She has received numerous awards and honors in France and abroad for her published histories of work, prisons, private life, and women.
Arnaldo Testi
Arnaldo Testi
Author · 1 books
Arnaldo Testi è professore di Storia degli Stati Uniti d’America presso il Dipartimento di Storia moderna e contemporanea della Università di Pisa. Specialista della storia politica e sociale statunitense tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ha pubblicato tra l’altro La politica dell’esclusione (1994), Trionfo e declino dei partiti politici negli Stati Uniti (2000) e La formazione degli Stati Uniti (2003).
Eva Cantarella
Eva Cantarella
Author · 26 books

Eva Cantarella (born 1936 in Rome) is an Italian classicist. She is professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, and has served as Dean of the Law School at the University of Camerino. Cantarella is known for examining ancient law by relating it to modern legal issues through law and society perspective. She has researched subjects involving the legal and social history of sexuality, women's conditions, criminal law and capital punishment. She has written many books, which have been translated into several languages, including English, French, German and Spanish. Cantarella is also editor of Dike - International Journal of Greek Law and a member of several editorial boards such as Apollo - Bollettino dei Musei provinciali del Salernitano; Dioniso; Crime, Histoire et Societés; Revista des estudios latinos; and CADMO - Revista de História Antiga (University of Lisbon). Cantarella has been professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, Italy. She has been dean of the Law School of the University of Camerino. She has also taught and given lectures at many universities in Europe and the United States. She has been appointed Global Professor at New York University School of Law. She was awarded the Grand Officer of the Order of Merit of the Italian Republic in 2002 by President Ciampi. *** Roma 28 novembre 1936. Grecista. Laureata in Legge, specializzata a Berkeley (Usa) e Heidelberg (Germania). Figlia del grande grecista Raffaele. «Fin da bambina amavo il mondo greco, perché in casa sentivo parlare di personaggi mitologi, dell’Odissea... Ma all’Università mi rifiutai di iscrivermi alla facoltà dove insegnava mio padre. Mi imbarazzava l’idea di essere la figlia del Professore. Così studiai Legge, laureandomi con una tesi sul diritto romano antico e poi dedicandomi, per conto mio, al diritto greco». Insegna Istituzioni di diritto romano e Diritto greco alla Statale di Milano. Ha insegnato anche a Austin e alla New York City University. Nel 2002 fu nominata da Ciampi Grand’Ufficiale della Repubblica. L’anno successivo vinse il premio Bagutta con il libro Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto. Ha dedicato una parte dei suoi studi alle donne dell’antichità (per esempio Tacita muta, la donna nella città antica, Editori Riuniti, e Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Feltrinelli) e sull’erotismo nell’antichità (La bisessualità nel mondo antico, Editori riuniti). Bei saggi su Pompei: Pompei. I volti dell’amore (Mondadori), e Un giorno a Pompei (Electa) e il suo ultimo libro Pompei è viva (Feltrinelli 2013). Nel 2008 tra coloro che raccolsero l’appello di Angelo D’Orsi per mostrare solidarietà ai 67 docenti di fisica della Sapienza una cui lettera aveva fatto saltare l’invito a Benedetto XVI per l’inaugurazione dell’anno accademico (vedi Marcello Cini). Femminista della prima ora, comunista, in prima linea nelle battaglie per divorzio e aborto. «Non sono contraria a scendere in piazza. In una fase in cui siamo tutti incatenati agli schermi, la parola pubblica sarebbe la vera novità» (a Maria Laura Rodotà nel 2009) [Corriere della Sera, 15/9/2009]

Andrea Graziosi
Andrea Graziosi
Author · 4 books
Andrea Graziosi, professore di Storia contemporanea all’Università di Napoli Federico II, ha studiato e insegnato in università americane, russe ed europee.
Chiara Frugoni
Chiara Frugoni
Author · 12 books

Chiara Frugoni è stata una storica italiana, specialista del Medioevo e di storia della Chiesa. Figlia del medievista Arsenio Frugoni, si è laureata nell'Università degli studi di Roma "La Sapienza" nel 1964 con una tesi dal titolo "Il tema dei tre vivi e dei tre morti nella tradizione medievale italiana", dove già si fa strada la ricerca di un metodo di lavoro che tenga in uguale conto testi e immagini, metodo che considererà sempre importante nella convinzione espressa che «l'immagine parla». Ha sposato Salvatore Settis nel 1965: dal matrimonio sono nati tre figli. Nel 1991 è passata a nuove nozze con Donato Cioli. Nel 1965 è stata ammessa al Diploma di perfezionamento alla Scuola Normale Superiore, e nel 1974 è approdata all'insegnamento universitario; nel 1980 è chiamata a Pisa a ricoprire la cattedra di Storia medievale. Vi è rimasta fino al 1988, per poi trasferirsi presso l'Università di Roma Tor Vergata, dove ha insegnato fino al 2000, anno in cui rassegnerà volontariamente le dimissioni dall'insegnamento. Il nucleo principale della sua ricerca verte intorno alla figura di Francesco d'Assisi, cui ha dedicato libri tradotti all'estero, e numerosi articoli. In particolare ha approfondito il modo in cui le istituzioni hanno contrastato l'azione di Francesco d'Assisi.

Valerio Magrelli
Valerio Magrelli
Author · 7 books

Valerio Magrelli is an Italian poet. He graduated in philosophy at the University of Rome and is an expert in French literature which he has taught and teaches at University of Pisa and University of Cassino.

Andrea Giardina
Author · 3 books

Andrea Giardina (Palermo, 1949) è uno storico italiano. Si occupa prevalentemente di storia sociale, amministrativa e politica del mondo romano e della fortuna dell'antico nel mondo contemporaneo. Nato a Palermo nel 1949, si è laureato nel 1970 presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Roma La Sapienza con il professor Santo Mazzarino. Ha insegnato storia antica e storia romana presso l'Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio" di Chieti, l'Università degli Studi di Firenze, l'Università degli Studi di Palermo, l'Università degli Studi di Bari - "Aldo Moro" e l'Università di Roma La Sapienza. È attualmente professore ordinario di storia romana presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane. Ha insegnato anche presso l'École Normale Supérieure e l'École pratique des hautes études di Parigi. È membro corrispondente dell'Istituto archeologico germanico, membro dell'Accademia dei Lincei e presidente dell'Istituto italiano per la storia antica. ~ http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea\_G...

Germano Maifreda
Author · 1 books
Germano Maifreda insegna Storia economica presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università degli Studi di Milano. Tra i suoi lavori recenti si segnalano From Oikonomia to Political Economy. Constructing Economic Knowledge from the Renaissance to the Scientific Revolution (Ashgate, 2012) e il manuale di Storia per il triennio di scuola media superiore Tempi moderni (Pearson – Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 2012).
Andrea Carandini
Author · 3 books
Andrea Carandini is professor of archaeology at the University of Rome, La Sapienza, and the author of many books. For more than two decades, he has supervised some of the most important archaeological excavations in Rome, and he was instrumental in the discovery of the ancient Palatine Wall and the earliest phase of the Sanctuary of Vesta.
Simona Colarizi
Simona Colarizi
Author · 1 books
Simona Colarizi è nata nel 1944. Professore emerito di Storia Contemporanea all'Università di Roma «La Sapienza», è autrice di numerosi libri, tra cui: L'opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943 (Marsilio, 1992), Storia del Novecento italiano (Marsilio, 2000), Il Corriere nell'età liberale (con L. Benadusi, Marsilio, 2011), La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica (con M. Gervasoni, Marsilio, 2012), Novecento d'Europa (Marsilio, 2015) e Luigi Barzani. Una storia italiana (Marsilio, 2017)
Paolo Rossi
Paolo Rossi
Author · 7 books

Librarian Note: There is more than one author in the GoodReads database with this name. See this page for more information. Filosofo e storico della scienza.

Giovanni Sabbatucci
Author · 5 books
Giovanni Sabbatucci was an Italian historian, journalist and academic.
548 Market St PMB 65688, San Francisco California 94104-5401 USA
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